’70-’74, Italia tra mito e delusioni

Dopo il dramma della  Corea del Nord nel Mondiale inglese, nel 1970 i Messico la pattuglia azzurra partiva con ben altro spirito. Dopo l’addio polemico a Fabbri, la gestione Valcareggi (nei primi mesi in coabitazione con Helenio Herera) diede i frutti sperati con la vittoria dell’Europeo nel ’68.

Un alone di scetticismo però circon­dava l’ambiente italiano alla partenza da Fiumi­cino per il Mondiale. L’Italia, che si era qualificata grazie alle prodezze di Gigi Riva, non aveva entusiasmato con Spagna e Portogallo nelle amichevoli prima dell’edizione iridata. Alla vigilia della parten­za poi una colica addominale metteva ko Pietro Anastasi, che fu sostituito in gran fret­ta da Boninsegna. Valcareggi portava poi con sè il problema della coesistenza tra Mazzola e Rivera. I due rifiutavano la posizione d’ala per non essere emarginati dalla manovra e la rivalità rese l’ambiente azzurro molto teso. Al’esordio la Svezia fu messa ko da un tiraccio di Boninsegna, ma il gioco, seppur non spettacolare, convinse. Lo 0-0 contro l’Uruguay significava passaggio quasi certo ai quarti, ma ad esplodere fu la grana Rivera, che dal ritiro fece intendere che, visto il suo scarso utilizzo, sarebbe stato meglio lasciarlo in Italia. Contro Israele due gol annullati a Riva (regolari) e l’ingresso dello stesso Rivera non permisero comunque di arrivare alla vittoria, anzi il nervosismo era palese, ma almeno la qualificazione non era in dubbio. Contro i padroni di casa del Messico, visti i presupposti, poteva essere un altro dramma. E invece l’Italia reagì alla grande: in svantaggio al 13′ a causa della rete di Gonzales per uno svarione difensivo, riuscì a rimediare con Domenghini prima e con Riva (doppietta) e Rivera (sempre con la solita staffetta) poi per un 4-1 senza storia. In semifinale poi la partita del secolo con la Germania. All’8 è Boninsegna a portarci in vantaggio, con un primo tempo vissuto tra mille emozioni, con occasioni da una parte e dall’altra. Mazzola passa il testimone a Rivera e al 90′ è Schnellin­ger a superare Albertosi. Ed è nei supplementari che si fa la storia. Immagini epiche come quella di Beckenbauer, costretto a gio­care con un braccio al collo, ma anche immagini di giocatori esausti ma capaci di dare spettacolo nonostante gli schemi siano ormai saltati. Al 94′ Mül­ler portava in vantaggio i tedeschi e per gli azzurri sembrava finita, ma pareggiava Burgnich sugli sviluppi di una punizione al 98′. Poi tocca a Gigi Riva, prima dell’ennesima rete di Mül­ler al 109′. Ma un minuto dopo una prolun­gata azione di Boninsegna sulla sinistra portava al vantaggio definitivo di Rivera. Un trionfo incredibile che però pesò come un macigno in finale contro il favorito Brasile di Pelè. Dopo la rete di O Rey, lo scatto d’orgoglio di Boninsegna illuse per poco, prima del crollo sotto i colpi di Gerson, Jairzinho e Carlos Alberto. Polemiche a non finire al ritorno in patria, con scene di isteria collettiva per la polemica staffetta Mazzola-Rivera, ma immagini comunque indelebili nella memoria degli italiani che non potevano essere intaccate da nulla.

L’Italia vice-campione dei Mondo rimane affidata a Ferruccio Valcareggi anche per il quadriennio che precede il mondiale tedesco. parte l’operazione ringiovanimento con gli innesti dei vari Benetti, Capello, Bellugi. E i risultati premiano l’Italia, che in amichevole batte Brasile e Inghilterra, per poi ripetersi con questi ultimi nel novembre del ’73 a Wembley con una rete di Capello. Le amichevoli mostrano un’Italia con schemi un pò deboli, poche forze ma con una difesa incredibile, tanto che la porta di Zoff rimane imbattuta per quasi 1100 minuti. Il primo incontro con Haiti si apre con la sorpresa del vantaggio avversario con Sanon, ma a rimediare ci pensano Rivera, Riva, che favorisce un’autorete di Auguste, ed Anastasi. Dopo il pareggio con l’Argentina (1-1) provocato fortunatamente da una autorete di Perfumodopo il vantaggio di Houseman, porta gli azzurri ad avere come obiettivo minimo per passare il turno un pari con la Polonia. Valcareggi però lascia fuori Riva e Rivera, facendo diminuire le speranze azzurre.  Szarmach e Deyna realizzano due reti fantastiche, poi ci si mette anche l’arbitro Weyland ce non concede un rigore per atterramento di Anastasi, oltre alla traversa nella ripresa dello stesso. Inutile la rete di Capello, che non salva gli azzurri da un mesto ritorno in patria. “Andammo al mondiale con troppa spavalderia, eravamo sicuri di di­ventare campioni del mondo. Non c’era più l’atmosfera che in Messi­co ci aveva permesso di finire se­condi dietro il grande Brasile. Visto quello che è successo, si deve am­mettere che le scelte erano state fatte male”, disse poi Mazzola. “Per un mondiale è molto importante an­che la scelta dei secondi undici, cioè di quelli che completano la li­sta dei ventidue. Per i primi undici va tutto bene, sono titolari, hanno il morale alle stelle. Bisogna però che chi resta fuori accetti volen­tieri di fare la riserva, altrimenti so­no dolori. In Germania, invece, que­sto non successe. E la squadra non fece più blocco come in Messico”. “Troppi campioni, troppi che si sentivano bravi, troppa gente che pretendeva un posto in squadra”, il commento anni dopo di Riva. “In un mondiale i migliori, i più bravi sono quelli che vanno in panchina ed in tribuna senza fiatare. Come capitò a Bearzot. In Germania invece tutti si sentivano fenomeni, tutti pretendevano un posto, la squadra non era basata su un gruppo, come in Messico, dove noi del Cagliari eravamo sei. Un mosaico strano, nelle sue scelte Valcareggi non tenne conto di questi fattori, e invece l’ambiente è determinante per il risultato. Bastano infatti uno o due giocatori fuori posto per rovinare tutto. Così fu. L’occasione perduta era grossa: c’erano due squadre fuori dalla nostra portata anzitutto l’Olanda; io non avevo mai visto, e non ho più visto in seguito, una squadra bella come quella. E poi la Germania, un gradino meglio di tutti gli altri, certamente. Ma noi eravamo da terzo posto. E invece le polemiche guastarono tutto”.

Italia-Germania 4-3

https://www.youtube.com/watch?v=jpqnKmr1820

La finale con il Brasile

La sconfitta decisiva contro la Polonia nel ’74

Roma, 5 giugno


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