La tragedia di Superga è stata il fatto di cronaca nera più grande che abbia mai colpito il calcio nazionale. Erano da poco passate le 17 quando l’aereo Fiat G. 212, che stava riportando a casa i giocatori del Grande Torino (quelli dei cinque scudetti consecutivi e dei 10 giocatori su 11 prestati alla Nazionale), di ritorno dall’amichevole contro il Lisbona per festeggiare l’addio al calcio della squadra portoghese (José Ferreira), colpì in pieno la collina di Superga.
Quel 4 maggio 1949 era una brutta giornata e su Torino, così come in altri territori del Nord Italia. Alle 14.50 l’aereo partì da Lisbona alla volta di Torino-Aeritalia e una volta arrivati all’altezza di Savona iniziò la virata verso il capoluogo piemontese, che sarebbe stato raggiunto in circa 20 minuti secondo i calcoli del pilota. Alle 16.55 dall’aeroporto giunsero notizie circa le condizioni meteorologiche: “Nebulosità intensa, raffiche di pioggia, visibilità scarsa, nubi 500 metri“. Visibilità tanto scarsa da non permettere di vedere oltre i 40 metri di distanza. Pochi minuti dopo, alle 17.05, la Torre di controllo cercò di mettersi in contatto con l’aereo, ma la risposta non arrivò mai. Nessuno uscì vivo dalla tragedia di Superga, 31 i passeggeri morti.
Si ipotizzò che quando l’aereo virò subì una deriva verso dritta che non lo allineò alla pista ma alla collina di Superga e successivamente, dopo le indagini, emerse la possibilità che l’altimetro si fosse bloccato sui 2000 metri, facendo credere ai piloti di essere a quell’altezza e non ben al di sotto.
Proprio così l’aereo del Grande Torino eseguì la virata per prepararsi all’atterraggio, ma andò a schiantarsi contro il terrapieno della Basilica di Superga. Nulla poté il pilota, che si vide sbucare davanti a sé la collina e non ebbe il tempo necessario per tentare una manovra disperata. Solo l’impennaggio risultò essere la parte del velivolo parzialmente intatta, mentre la Basilica non rilevò alcun danno.
La tragedia di Superga fu subito avvertita dagli abitanti del luogo e in breve tempo ambulanze, vigili del fuoco e polizia giunsero per i soccorsi e riconobbero l’aereo del Grande Torino, la leggendaria squadra che stava dominando in Italia. Lo sgomento fu immediato e sul luogo del disastro arrivò anche Vittorio Pozzo, che ebbe il triste compito di riconoscere i corpi dei suoi ragazzi. Poco ore dopo l’intera nazione era in lutto e piangeva quei giocatori che fino a quel momento avevano scritto pagine della storia del campionato italiano ed erano considerati il simboli di un’epoca. Ai funerali parteciparono l’intera città, i rappresentanti di squadre italiane e straniere, Andreotti in nome del governo e rappresentanti della Federazione.
Furono i ragazzi delle giovanili a concludere il campionato contro le giovanili avversarie (cinque partite) evincendo uno scudetto amarissimo, segnato obbligatoriamente dalla tragedia di Superga.
Le vittime – Giocatori: Valerio Bacigalupo, Aldo Ballarin, Dino Ballarin, Emile Bongiorni, Eusebio Castigliano, Rubens Fadini, Guglielmo Gabetto, Ruggero Grava, Giuseppe Grezar, Ezio Loik, Virgilio Maroso, Danilo Martelli, Valentino Mazzola, Romeo Menti, Piero Operto, Franco Ossola, Mario Rigamonti, Julius Schubert.
Dirigenti: Arnaldo Agnisetta, Ippolito Civalleri, Andrea Bonaiuti (organizzatore delle trasferte del Torino)
Allenatori: Egri Erbstein, Leslie Lievesley, Osvaldo Cortina (massaggiatore).
Giornalisti: Renato Casalbore, Renato Tosatti, Luigi Cavallero.
Equipaggio: Pierluigi Meroni, Celeste D’Inca, Cesare Biancardi, Antonio Pangrazi.
“Gli eroi sono sempre immortali agli occhi di chi in essi crede. E così i ragazzi crederanno che il Torino non è morto: è soltanto in trasferta”. Indro Montanelli scrisse questo il 7 maggio 1949 sul Corriere della Sera in ricordo della squadra.
4 maggio 2015
Il Grande Torino e la tragedia di Superga il 4 maggio 1949 | ITMTelevision
4 Maggio 2015 @ 10:52
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