Un’organizzazione criminale spacciava soldi falsi e tra gli indagati emerge il nome del giudice del Tar del Lazio Franco Angelo Maria De Bernardi, che – secondo le indagini – metteva a disposizione il suo ufficio come base operativa per riunioni
Gli atti del pm di Napoli parlano chiaro: l’ufficio del giudice del Tar del Lazio Franco Angelo Maria De Bernardi era la “base operativa per riunioni ed incontri finalizzati al compimento di atti criminali“. Sono diverse le intercettazioni dei carabinieri di Noe che hanno confermato il coinvolgimento di De Bernardi nell’attività di un’organizzazione criminale che acquistava e spacciava monete e banconote contraffatte. Addirittura metteva a disposizione il suo ufficio per le riunioni.
Il 23 maggio 2012 – i presenti, alcuni dei quali ritenuti vicini ad ambienti della camorra, parlano della metodologia del ‘lavaggio del dollaro’: “Sono bravissimi! Perché il loro sistema sai qual è? Loro prendono il dollaro da uno…lo lavano.. la carta del dollaro è buona.. e sopra ci stampano il 100..“. E un altro si dice entusiasta perché “questo prodotto si vende meglio”.
Il 7 gennaio 2013, invece, il giudice ed altri due indagati “colloquiano ponendo in evidenza – annotano gli investigatori – le procedure legali da adottare al fine di raggirare i sistemi di controllo fornendo una tracciabilità lecita del denaro da riciclare provento dei più svariati reati (anche eventuali proventi da rapine e sequestri di persona)”. “… per poter fare l’operazione in banca, si costruisce l’origine lecita di questo denaro…”, osserva uno. E De Bernardi ribadisce: “…l’origine lecita! Per intenderci… perché oggi con la legge antiriciclaggio..”.
E secondo i pm di Napoli le frasi di De Bernardi sono “importanti sotto il profilo probatorio” perché da queste “emerge chiaramente ed inequivocabilmente che i componenti dell’organizzazione, consapevolmente hanno ricercato canali idonei per reperire valuta contraffatta al fine di reimmetterla in circolo”.