Il 2 ottobre 1968, in prossimità dei Giochi della XIX Olimpiade, si verificò quello che viene ricordato come uno degli avvenimenti più tragici della storia recente dell’America Latina: il massacro di Tlatelolco. In quel quartiere di Città del Messico dove sorge la piazza delle tre culture, migliaia di studenti manifestarono contro il governo repressivo di Gustavo Díaz Ordaz (le proteste studentesche andavano avanti da mesi e nel frattempo il capo del governo aveva fatto occupare il campus universitario) il 2 ottobre, dopo nove settimane di sciopero studentesco e in serata circa 5mila di loro si riunirono nella piazza per un’altra manifestazione pacifica. Nessuno era pronto al bagno di sangue che ancora oggi viene ricordato come il massacro di Tlatelolco.
Militari, blindati e carri armati bloccarono le uscite della piazza e aprirono il fuoco contro chiunque si trovasse in quella zona. Le istituzioni affermarono che a iniziare gli scontri furono i manifestanti e che le forze dell’ordine agirono solo per legittima difesa. Secondo le loro stime ufficiali i morti furono circa 50. Tuttavia, tanti storici parlarono di una cifra intorno ai 200-300 morti e molti di loro non erano manifestanti, ma solo persone situate nel posto sbagliato al momento sbagliato. Il massacro di Tlatelolco andò avanti tutta la notte e tra i tanti feriti si annoverò anche il nome di Oriana Fallaci, che riportò ferite d’arma da fuoco.
La gente chiedeva verità in merito a quanto accaduto, ma questa tardò ad arrivare. Solo nell’ottobre del 1997 fu formato un comitato per portare avanti delle indagini e tra i testimoni fu ascoltato Luis Echeverria Alvarez, che all’epoca dei fatti era il Segretario del Governo. Lui stesso ammise che l’assalto fu preparato anticipatamente e che gli studenti erano disarmati.