La Roma dei papi mecenati, dal Rinascimento all’età moderna e la ricostruzione del Campidoglio. Come l’Urbe tornò grande dopo aver rischiato di sparire nei secoli bui
Roma ha sempre dovuto fare i conti con la propria grandezza, nel bene e nel male. Dapprima semplice villaggio, è diventata nel corso di 2 millenni la fulgida Capitale di un Impero e poi simbolo della sua stessa decadenza. Il medioevo, infatti, l’ha riportata indietro nel tempo, svuotandola della sua magnificenza: epidemie, crisi di potere, invasioni barbariche, tutto contribuì in egual misura a trasformare e a rendere irriconoscibile la città che tempo addietro era stata la Metropoli per eccellenza dell’antichità.
Centro della cristianità – Diventare la città ospite del successore di Pietro giovò non poco all’Urbe durante il Rinascimento: Il ‘500 ha rappresentato a tutti gli effetti l’epoca di maggior cambiamento e riorganizzazione urbana dopo i fasti dell’Impero, grazie soprattutto a papi mecenati quali Sisto IV, Leone X o Giulio II. A loro, in particolare, si devono alcuni dei capolavori del Bramante, del Raffaello o del Michelangelo. Il Giudizio Universale (1535-1541) che affresca la Cappella Sistina – commissionato proprio da Papa Sisto IV della Rovere – è fra i più importanti esempi di ripresa sociale e culturale di una città che si era fatta anonima agli occhi del mondo durante i secoli bui.
Fu dunque lo splendore del Vaticano ad animare il nuovo centro storico della città di Roma, facendo di San Pietro il punto di partenza della nuova rete viaria della Capitale: Ponte Sant’Angelo, via Giulia, via dei Banchi Nuovi e via dei Coronari insieme al cosiddetto Tridente diventarono in questo periodo la base della moderna topografia urbana di Roma. Via dei Condotti – fatta costruire da Paolo III – fu invece alla base dello sviluppo dell’area intorno a Trinità dei Monti e della ricostruzione del Campidoglio. Mentre spetterà a Sisto V il compito di collegare i principali punti nevralgici della città e delle grandi basiliche, tra l’altro rendendo la disponibilità di strade ben superiore alle reali necessità di una popolazione che si attesta intorno alle 100 mila unità.
Lo schema Urbano così concepito non muterà poi fino al ‘700, pur con importanti interventi da parte del Bernini o del Maderno, che abbellirono Roma con ampie piazze, finemente decorate dal colonnati, obelischi e fontane, vedi quella della Barcaccia ai piedi di Trinità dei Monti. Ma sempre di questo periodo sono pure le piazze dell’età barocca come quella di San Pietro e San Giovanni in Laterano, Colonna, Montecitorio e piazza Navona, o quelle di S. Maria Maggiore, Spagna o Fontana di Trevi, quest’ultima recentemente restaurata.
Sempre in questo periodo, i Rioni tornano a essere 14: Borgo e Trastevere che vengono separati su decisione sempre di Sisto V. I loro nomi non sono più in latino, prendendo il suono vocalico del volgare: Monti, Trevi, Colonna, Campo Marzio, Ponte, Parione, Regola, S. Eustachio, Pigna, Campitelli, S. Angelo, Ripa, Trastevere e Borgo. La città rimarrà praticamente immutata per circa un altro secolo, fino all’occupazione dei Piemontesi, fatta eccezione per gli obelischi del Pincio che verranno sistemati e la nascita di piazza del Popolo. Dopo la nascita dei comuni, vengono introdotti i numeri civici sui portoni delle case, sui palazzi e sulle botteghe. Verranno inoltre eliminati nomi di strade omonime o comunque non più utilizzati nella fattispecie viaria. Tutto questo avviene in un periodo ben preciso per volere di Pio VII. Siamo nel 1803.
Un nuovo piano regolatore, però, verrà sviluppato solo nel 1873, quando l’ingegner Viviani diede il via agli sventramenti umbertini e a quelli di Benito Mussolini. Alcuni Rioni vennero in parte rasi al suolo e furono aperte nuove arterie stradali: via Nazionale, il Tritone, oppure Corso Vittorio Emanuele II videro la luce alcune fra le attuali piazze simbolo della Capitale, come quella di piazza Esedra o dell’Indipendenza. E con piazza Venezia e il Vittoriano seguirà l’abbattimento definitivo del quartiere dell’Aracoeli. Roma, condannata a sparire, vede il suo cuore tornare a pulsare in nomine christi. Un miracolo.