Proprio ieri raccontavamo dei manifesti che negli ultimi giorni hanno invaso Roma e che hanno portato i cittadini a chiedersi di cosa si trattasse. Nessuna firma, nessun segno di riconoscimento particolare e tanta curiosità da parte di chi nelle diverse zone della città ha notato la loro presenza.
L’alone di mistero intorno ai manifesti in cui si legge “Sai cosa è successo a Dino?“ ora ha una spiegazione: raccontano il caso di Dino Budroni, uomo di Fonte Nuova morto nel luglio del 2011 sul Grande Raccordo Anulare, all’altezza dello svincolo per Mentana. La causa? Due colpi di pistola esplosi da un agente di polizia che in seguito raccontò che la vittima non era armata, ma – come si legge su Acad, l’Associazione contro gli abusi in divisa – agiva forse sotto l’effetto di droghe. Il proiettile che lo colpì al fianco destro gli fu fatale e quando la sua Focus finì contro il guard rail lui era già privo di vita. Nel 2014 quello stesso agente è stato assolto perché secondo il giudice non ha commesso nessun atto illegittimo.
Ma non tutti la pensano così e proprio per questo – come si legge su ANSA – è sorta questa iniziativa insolita, ma che ha fatto rumore e ha portato alla luce un caso che forse non è stato trattato con la giusta attenzione. Domani nella sala stampa della Camera dei deputati interverranno Claudia Budroni, la sorella di Dino Budroni, il suo legale, un esponente di Acad e l’On. Daniele Farina.
“L’iniziativa nasce per aumentare l’attenzione sulla morte di Budroni – hanno fatto sapere da Acad – e sul processo d’appello che inizia lunedì”.
Poi l’avvocato ha aggiunto:
“Abbiamo chiesto una nuova perizia sulla modalità in cui sono stati esplosi i due colpi – sottolinea l’avvocato Anselmo – riteniamo che gli spari non siano in rapida successione”.