Musica jazz, lacrime autentiche e applausi convinti: non poteva terminare meglio la rassegna teatrale “Roma Off Theatre” del Centro Culturale Artemia di via Amilcare Cucchini (zona Portuense). Dopo l’inaugurazione di aprile con “Scompaio” e “Sangue e Amore” della settimana scorsa, “Margherita, il diavolo lo sa” ha completato il trittico di appuntamenti pensati per valorizzare le nuove forme drammaturgiche.
La pièce finale, scritta e diretta da Giulia Bartolini, è stata tratta dal romanzo di Michail Bulgakov “Il Maestro e Margherita”, dando grande importanza proprio a questi due protagonisti del titolo. Come nelle due rappresentazioni precedenti, anche stavolta lo spettacolo selezionato da Giancarlo Moretti e Maria Paola Canepa, direttori artistici della rassegna, ha puntato su un tema sempre attuale, la difficoltà di liberarsi dalle colpe del passato.
Dopo quindici anni il silenzio della casetta in cui Margherita e il Maestro si sono rifugiati per vivere in pace viene interrotto bruscamente. La direzione e la scrittura di Giulia Bartolini sono state rispettose del romanzo originale, allo stesso tempo, però, hanno focalizzato l’attenzione sul personaggio di Margherita: Alessia D’Anna l’ha impersonata in modo magistrale ed è stata definita dal pubblico la vera mattatrice della serata, capace di emozionare ed emozionarsi.
L’intensità con cui sono stati rivissuti i sogni ha fatto pensare anche a un’altra Margherita, quella del “Mefistofele” di Arrigo Boito (opera lirica ricavata dal “Faust” di Goethe), in cui il suo nome è ugualmente legato alla figura del diavolo e il ricordo onirico domina in lungo e in largo. Edoardo Coen era il Maestro, austero, ponderato e riflessivo, ma in difficoltà con il passato che torna a bussare alla sua porta e soprattutto con il libro scritto anni prima.
Il cast era completato dal diavolo compiaciuto e dal ghigno realistico di Emanuele Linfatti, mentre Luca Carbone era il gatto e suo accolito, stravagante e dall’espressività capace di strappare sorrisi tra il pubblico. Le musiche di Enrico Morsillo hanno accompagnato puntualmente i momenti principali del racconto, grazie al violoncello di Flavio Malatesta e al sassofono di Guglielmo Cetto, un tocco di jazz che ha sottolineato il rapporto tra bene e male e tra innocenza e colpa, oltre all’inadeguatezza dell’uomo rispetto al suo destino.
Azzeccata la presenza di Richard Strauss che dirige i due strumenti (come sognato da Margherita) e conclude la rappresentazione. Il pubblico ha tributato applausi e ovazioni, segno che il messaggio teatrale è giunto forte e chiaro. La pièce sarà rappresentata anche oggi, domenica 15 maggio 2016, alle 18.
16 Maggio 2016 @ 19:04
Ho visto lo spettacolo e sono assolutamente d’accordo con la recensione fatta. Questi sono i nostri giovani talenti il futuro ed il bellissimo presente del teatro italiano !!! Nn facciamoli fuggire all’estero ! X poi piangere sul latte versato ma valorizziamo li X come meritano!!!! Grazie!