Siamo all’ultimo atto del nostro viaggio attraverso i Rioni romani. Oggi mi soffermerò in particolare sui rioni di Castro Pretorio, del Celio, di Testaccio, di S. Saba e Prati. Il primo, in particolare, era la sede dell’antico Castrum, il luogo di stanziamento delle caserme pretoriane. Ma se il Celio è una commistione di monumenti dell’antichità romana e cristiana, Testaccio è forse fra i primi tre quello dal nome più altisonante, che deve il suo nome al Monte dei Cocci. A chiudere la fila poi ecco quelli di S. Saba e Prati, rispettivamente in testa all’Aventino e il più giovane dei XXI rioni romani. Con queste premesse quindi, è giunto il momento scoprirli più nel dettaglio.
Rione Castro Pretorio – Deve il suo nome, come ho già accennato, ai Castra Pretoria, le caserme dei pretoriani – i soldati che si occupavano della difesa personale dell’imperatore – i cui resti in questione si possono ancora scorgere oggi. L’antico Castrum, lungo 440 metri e largo 430, comprendeva inoltre una ulteriore area chiamato Vivaio o Vivaviolo. La nascita del rione è datata 1871 e la sua realizzazione fu affidata alla Società del Credito Immobiliare; la messa in opera fu possibile solo dalla disintegrazione di vigne e terreni che un tempo venivano attraversati dalla via Castrica e dall’abbattimento della chiesa dei Ss. Quaranta. Questa la sua delimitazione: Porta Pia, via Venti Settembre, via delle Quattro Fontane, via Agostino Depretis, piazza e via dell’Esquilino, via Gioberti, viale Giovanni Giolitti, piazza dei Cinquecento, via Marsala, via di Porta S. Lorenzo, viale Pretoriano, viale Castro Pretorio, viale del Policlinico.
Rione Celio – Il suo nome deriva dall’antico colle e la sua costruzione o per meglio dire nascita ha una precisa collocazione, il 1872, con una intesa attività edilizia che coinvolse in particolare l’area intorno al Colosseo. La sua area è stata ricavata all’interno del rione Monti – di cui ho ho già parlato alcuni articoli fa – e rappresenta una fra le più belle zone della Capitale e in particolare del centro storico. Fra monumenti dell’antichità romana e cristiana, a farla da padrona è sempre stato il verde a discapito di un traffico sempre più intenso. Questa la sua delimitazione: via S. Giovanni in Laterano, piazza del Colosseo, via di S. Gregorio, piazza del Circo Massimo, via di Valle delle Camene, via di Porta S. Sebastiano, viale delle Mura Latine, viale Metronio, via della Navicella, via di S. Stefano Rotondo.
Rione Testaccio – Forse fra i rioni più conosciuti perché dal nome fra i più altisonanti, questo gli deriva dal Monte dei Cocci, le testae appunto, famoso perché era il luogo dove si accumulavano numerosissimi cocci di anfore dei vicini Horrea e dell’Emporium. Quando il Comune decise di trasformare la zona in un rione, questa era di proprietà dei Picard. Secondo quanto riportato dall’opera “Le strade di Roma” della Newton-Compton, l’amministrazione lo acquistò per la cifra astronomica – almeno per l’epoca – di 5 milioni. Gli edifici furono eretti dalla stessa famiglia proprietaria dei terreni in questione tra il 1873 e il 1883; il quartiere nacque come quartiere operaio e ha mantenuto questa caratteristica quasi totalmente fino ai nostri giorni. In quanto a cuore della romanità, del resto, lo stesso se la gioca con un’altro ben noto rione, quello di Trastevere, essendo come il suo dirimpettaio esso stesso rinomato per la tradizione gastronomica e sportiva. Testaccio è infatti il luogo dove fu fondata l’As Roma Calcio. Questa la sua delimitazione: via Marmorata, piazza dell’Emporio, riva sinistra del Tevere fino al ponte ferroviario, viale del Campo Boario, piazza di Porta S. Paolo.
Rione S. Saba – Sicuramente fra i più giovani dei rioni romani. Nato nel 1906, il suo completamento richiese ben 17 anni. Eretto sull’Aventino, si dipana tra la chiesa paleocristiana di S. Saba che gli dà il nome e le Mura Aureliane. Il suo sviluppo in ogni caso è tipicamente rurale, tanto da aver conservato numerose tradizioni. Fra i più ricchi di verde, molti sono i monumenti di spicco che lo caratterizzano: la stessa basilica che gli dà il nome come già detto e le altrettanto famose Terme di Caracalla tanto per citarne un paio. Questa la sua delimitazione: Porta S. Sebastiano, via di Porta S. Sebastiano, via di Valle delle Camene, piazza di Porta Capena, viale Aventino, via Manlio Gelsomini, via Marmorata.
Rione Prati – E’ il più piccolo dei suoi fratelli e quindi l’ultimo a essere stato eretto in ordine di tempo. Il nome gli deriva dai Prata Neronis, conosciuti nel medioevo anche come Prata Sancti Petri. L’area, soprattutto nell’antichità, era piena di oliveti, interrotti di tanto in tanto da sporadici osterie o casolari. Il piano regolatore del 1873 promosse la zona a rione con non poche polemiche, perché privo di qualsiasi valenza storica; non a torto è considerato fra i più moderni dell’intero lotto. Si riscatta però per la presenza di numerosi viali alberati e per certi versi dai più tradizionalisti è definito “poco romano“. Una “rigidità” di pregio, dunque, specialmente in prossimità dei luminosi lungotevere dell’area. Questa la sua delimitazione: piazza del Risorgimento, via Stefano Porcari, via Alberico II, piazza Adriana, riva destra del Tevere fino a Ponte Matteotti, viale delle Milizie, via Leone IV.
Siamo arrivati alla fine. Potrei dire che questo è tutto, che quanto c’era di dire è stato detto, ma mentirei. Mentirei perché la mia premessa è sempre stata quella di non essere esaustivo ma solo elemento di riflessione e di spunto. Ora sta a voi approfondire e perché no ampliare quanto da me raccontato. Naturalmente, si accettano suggerimenti. Alla prossima.