È nato il 29 agosto 1946 Bob Beamon, l’atleta statunitense entrato nella storia grazie al record del mondo stabilito alle Olimpiadi del Messico nel salto in lungo.
Nato a New York, la sua non fu un’infanzia facile e fu segnata dalla morte della madre a causa della tubercolosi quando lui era ancora in fasce. A crescerlo fu la nonna, ma l’ambiente che circondava il giovane era turbolento e lui ne risentì, impegnandosi poco anche a scuola e ritrovandosi in mezzo alle risse. Fu alle superiori che un allenatore di atletica lo notò e lo inserì nella squadra, facendo emergere tutto il suo potenziale.
All’università esplose il talento e grazie a una borsa di studio studio garantitagli dall’Università del Texas, che gli tolse l’agevolazione quando quando lui non partecipò a una gara alla quale presero parte dei mormoni, noti per essere apertamente razzisti. Tre anni di allenamenti e impegno rischiarono di essere compromessi definitivamente perché fu sospeso e si ritrovò senza allenatore. Così fu Ralph Boston, un suo compagno di squadra, a prepararlo in vista delle Olimpiadi del Messico del 1968, ma nel frattempo Bob Beamon dovette fare i conti con i debiti e con l’abbandono della moglie.
Arrivò alle Olimpiadi come il favorito visto delle 22 vittorie su 23 incontri totali disputati quell’anno e alla fine non deluse le attese: vinse e stabilì il record mondiale durato 22 anni e 316 giorni. Solo nel 1991, infatti, Mike Powell ruppe il record di 8,90 m (durante i mondiali di atletica leggera e non durante le Olimpiadi).
Quella vittoria diede il via a una nuova fase della sua carriera: prima provò a sfondare nel basket, ma fallendo, poi si laureò in sociologia e, infine, tornò ad allenarsi in vista delle Olimpiadi, ma il record da lui stabilito non fu motivo di entusiasmo e lo portò ad avere ancora più angoscia. E i risultati, complice anche l’impossibilità di utilizzare il piede destro per lo slancio (quello usato per il salto che valse il record), furono deludenti, tanto che non riuscì neanche a qualificarsi alle Olimpiadi tedesche.
Consapevole di non poter fare di meglio, in seguito si occupato della promozione dell’atletica tra i giovani.