Galleria d’Arte Moderna di Roma, in mostra le opere di Mimì Quilici Buzzacchi

Apre al pubblico, fino al 27 novembre, la mostra Mimì Quilici Buzzacchi. Tra segno e colore.

Apre al pubblico, fino al 27 novembre, la mostra Mimì Quilici Buzzacchi. Tra segno e colore.

La lunga attività artistica di Mimì Quilici Buzzacchi (Medole 1903 – Roma 1990), iniziata alla fine degli anni Venti a Ferrara e proseguita a Roma dagli anni Cinquanta fino alla morte nel 1990, è illustrata in tre sale attraverso una selezione di circa 50 opere: dipinti, opere grafiche e  materiale documentario provenienti dalla Galleria d’Arte Moderna, dall’Archivio Mimi Quilici Buzzacchi e dal fondo donato alla Galleria dagli eredi dell’artista. Alle sezioni dedicate all’opera pittorica e alla grafica se ne aggiunge una terza in cui sono rappresentati gli artisti più vicini a Mimì Quilici Buzzacchi: Tato, Carlo Socrate, Filippo De Pisis, Virgilio Guidi.

L’omaggio all’artista, promosso da Roma Capitale Assessorato alla Crescita culturale – Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali con l’organizzazione di Zètema Progetto Cultura, si inserisce nell’ambito della mostra Roma Anni Trenta. La Galleria d’Arte Moderna e le Quadriennali d’Arte 1931 – 1935 – 1939, ed è a cura di Federica Pirani, Gloria Raimondi e Maria Catalano, in collaborazione con l’Archivio Mimì Quilici Buzzacchi.

Notissima per la sua opera incisoria e in particolare la xilografia, che praticò con continuità fin dagli esordi, Mimì Quilici Buzzacchi ha attraversato il Novecento  lavorando incessantemente in un confronto continuo con i protagonisti della cultura del suo tempo. Incoraggiata da Filippo De Pisis, che fu tra i primi a coglierne le qualità, crebbe professionalmente a Ferrara, negli anni in cui ne celebrava il mito  Achille Funi,  che con Tato, Carlo Socrate e molti altri fu tra gli amici più cari dell’artista e del marito, il giornalista Nello Quilici, direttore del Corriere Padano. Negli  anni Trenta partecipò assiduamente alle più importanti rassegne espositive nazionali e internazionali,  tra cui le Biennali veneziane e le Quadriennali di Roma, e prese parte con Funi e gli altri artisti dell’officina ferrarese al progetto decorativo che interessò i molti edifici realizzati in Libia durante il governatorato di Italo Balbo realizzando un  affresco nella cappella del Villaggio Corradini  (1938-40).


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