San Paolo, 28 novembre – Allarme rosso per le condizioni di sicurezza in Brasile. Lo stato sudamericano che, la prossima estate, ospiterà il Campionato Mondiale di calcio palesa drammaticamente tutte le sue difficoltà nell’organizzazione della kermesse. In mattinata, difatti, è crollata una parte della struttura metallica dello stadio Itaquerão, provocando la morte di due operai. L’impianto ospiterà la partita inaugurale il prossimo 12 giugno.
I vigili del fuoco hanno riferito che, oltre ai due che hanno perso la vita, sono rimasti coinvolte altre due persone. Soltanto una coincidenza ha evitato che il bilancio si aggravasse ancor di più: il crollo, infatti, è avvenuto durante la pausa per il pranzo. La struttura ha ceduto poco prima del completamento della copertura delle tribune.
José Mario da Silva, 48 anni e da quattro al lavoro nei cantieri dell’Itaquerão, ha commentato così: «Sono passato ai piedi alla struttura per andare a pranzo. Se non fosse accaduto in quell’orario, ora staremmo piangendo molta più gente. Io stesso, a quest’ora, potevo non essere vivo».
In base alle prime informazioni, il crollo è avvenuto quando una gru stava issando un elemento particolarmente pesante, di circa 500 tonnellate. Alcuni testimoni hanno riferito che l’argano (uno dei più grandi del mondo) si sarebbe spezzato in due, precipitando sulla tribuna destinata a ricevere la copertura metallica e facendo franare anche i due piani dello stadio sottostanti.
L’impianto avveniristico, uno dei più grandi del paese e “casa” del Corinthians, è costato circa 320 milioni di euro, dotato di settanta mila posti di capienza e persino di un discobar panoramico sul campo di gioco. Era stato completato il 94% dei lavori e sarebbe stato consegnato per l’inaugurazione il prossimo mese di gennaio.
Ora, questa tragedia scombina gravemente i piani della FIFA che, dopo le condoglianze formulate ai famigliari delle vittime, dovrà decidere come muoversi in vista dell’inizio della competizione. Mancano ormai meno di duecento giorni al calcio d’inizio del Mondiale, ma nessuno sembra volerci pensare. Almeno adesso. Forse era meglio farlo prima.