Roma, 19 novembre – A Jesi, in provincia di Ancona nelle Marche, molte donne sono rimaste atterrite di fronte al volantino esposto in un consultorio famigliare pubblico e qualcuna ha scelto di lanciare l’allarme. In bella vista, al centro della bacheca nella sala d’aspetto, capeggiava una locandina curata dal «centro aiuto per la vita» dal titolo inquietante: «Vedevo il barattolo riempirsi del mio bambino fatto a pezzi». Il testo racconta lo sviluppo di un feto e la presunta testimonianza di una donna che aveva scelto di abortire. La donna dice: «Ricordo di aver guardato il barattolo e di averlo visto riempirsi di pelle, sangue e tessuto del mio bambino». Un modo ridicolo e sprezzante nei confronti di tutte quelle donne che in un consultorio pubblico dovrebbero trovare protezione e cura per essere sostenute in una scelta così difficile come quella dell’aborto. Ci si domanda come, chi opera nel consultorio, non abbia notato il vistoso cartello e come possa aver scelto di lasciarlo li a disprezzo anche di una legge, la 194, che ha aiutato tutto il mondo femminile a uscire da secoli di soprusi.
Fonte: L’Espresso