Roma, 28 novembre- Una storia macabra nel territorio di Reggio Calabria, proveniente dalla faida fra i due clan della ndrangheta dei Ferraro-Raccosta e dei Polimeni-Mazzagatti-Bonarrigo. Il boss Francesco Raccosta è stato massacrato a sprangate e poi dato in pasto ancora vivo ai maiali.
A scoprire l’accaduto sono stati i carabinieri del comando investigativo di Reggio Calabria, nell’operazione denominata Erinni, che da molti anni indagano sulla lotta fra i due clan dell’ Ndrangheta, che ha portato ad una guerra indiscriminata, in cui sono stati uccisi e torturati anche donne e bambini. Il boss Francesco Raccosta scomparve il 13 marzo 2012 e probabilmente fu ucciso nel tardo pomeriggio dello stesso giorno, ma soltanto nei giorni scorsi i carabinieri sono riusciti a risalire a che fine avesse fatto. E’ stato proprio il presunto killer a confessarlo, mentre ne parlava al telefono e i carabinieri intercettavano tutte le comunicazioni. Presumibilmente il killer professionista è Simone Pepe, 24 anni, che si vantava per far colpo sui sui capi, i Bonarrigo «E’ stata una soddisfazione sentirlo strillare. Mamma mia come strillava. Io non ho visto un cazzo… loro dicono che rimane qualcosa… io alla fine non ho visto niente… per me non è rimasto niente…. Ho detto no, come mangia sto maiale! ». Francesco Raccosta meritava di morire per aver ucciso il boss Domenico Bonarrigo, 45 anni, patrigno dello stesso Pepe. Quest’ultimo proprio per vendicarsi avrebbe commesso altri tre omicidi quelli di Carmine Putrino, cognato di Raccosta, di Vincenzo Ferraro e di Vincenzo Raccosta, rispettivamente, padre e suocero di Francesco Raccosta. Inoltre l’indagini Erinni ha evidenziato anche una rete criminosa a Roma, riconducibile ai Bonarrigo, sono stati sequestrati 88 immobili per 70 milioni di euro. Le proprietà sarebbero state acquistate grazie alla complicità con avvocati e personaggi influenti del mondo capitolino.