Roma, 26 novembre- Le famiglie hanno bisogno di soldi o hanno dei favori in sospeso che non possono pagare, per questo vendono le loro bambine ai clan. Massimo 15 anni, la mafia le trasforma in baby prostitute e le mette su strada o nei cinema hard.
Di giorno a due passi dal centro direzionale di Napoli, divertimento da pausa pranzo di banchieri e impiegati. Di notte invece a due passi dalla Procura della Repubblica e dal sorvegliatissimo carcere di Poggioreale diventano il passa tempo di tutti, dalle costose Bmw ai motorini. Pochi minuti, pochissimi spicci e la serata svolta e si torna a casa soddisfatti. Stiamo parlando delle baby prostitute o meglio delle bambine, fin dai 12 anni, affittate o vendute dalle loro famiglie ai clan mafiosi e messe sulla strada. In molti cercano di ignorare la situazione o si nascondono dietro lo specchietto del «Non hanno mica 13 anni». Invece è questa la loro età, inviolate e bambine, dovrebbero sognare e andare a scuola, invece sono sulla strada, vendute e violate, dove chi le vede dovrebbe accoglierle e aiutarle a denunciare e invece finge che non ci siano o addirittura le sfrutta egli stesso “perchè è così che funziona”. Napoli sembra tornato al secondo dopoguerra, quando le baby prostitute si vendevano ai militari americani per un pacco di pasta. Oggi invece si vendono per pochi spiccioli finchè non scoppiano. Tentano il suicidio, anche più di una volta, e poi vengono notate dalle forze dell’ordine che le tolgono dalla strada e le affidano a comunità protette per ricominciare, per rimettere insieme i pezzi di una vita che non c’è più. Per gli investigatori è impossibile sgominare i clan che ci sono dietro, le ragazze sono a contatto solo con degli intermediari e per le baby prostitute non ci sono pentiti o collaboratori di giustizia, questo è il peggio della più squallida criminalità. In mini gonna e stelline sulla guancia le bambine lavorano anche nei cinema hard, per entrare serve un documento, ma ai falsi ci pensa la camorra. Alcuni cittadini delle zone più a rischio per le bambine hanno chiesto al sindaco De Magistris una sistema di video sorveglianza che permetterebbe di incastrare sia i clienti che i magnaccia. Per il momento però il primo cittadino ha fatto orecchie da mercante, scaricando la colpa dei mancati controlli sulla Questura.
Una macabra unione fra bambine e prostitute è il simbolo di un silenzio che si fa omertà e di una preghiera che diviene bestemmia, in cui tutti sono complici e nessuno si sente responsabile.