Roma, 19 novembre – Una petizione pubblica per combattere il degrado e il disagio. Casal Bertone, quartiere appartenente al IV municipio, a due passi dalla stazione Tiburtina, si ritrova ad affrontare il problema dell’insediamento incontrollato di gruppi rom e di tutte le problematiche che ne derivano. «La petizione – ci raccontano Mauro Antonini e Luigi Caiaro, cittadini residenti e politicamente impegnati nel quartiere – nasce dalla necessità del quartiere di Casal Bertone, in seguito alle occupazioni abusive fatte a fine agosto in alcuni campi di fortuna, in via Mirri, via Galla Placidia, via di Castel Guidone e via Ettore Fieramosca, di fare fronte a un’emergenza di sicurezza e degrado ambientale. Questa situazione ci ha spinti a dar via a questa petizione che ad oggi, in breve tempo, ha raccolto più di mille firme».
«Queste persone hanno occupato dei campi, o meglio, degli spazi non attrezzati – racconta Antonini – non si tratta di andare contro al fatto che siano state occupate delle aree ma al fatto che l’utenza di queste aree non avendo i servizi basilari, converga interamente nel quartiere di Casal Bertone che è molto piccolo e molto denso. Tutti si servono dell’acqua della fontanella pubblica in piazza, quindi c’è un via vai con carrelli pieni di taniche, queste persone si presentano in condizioni igieniche veramente scarse, fanno accattonaggio e creano disagio e degrado. Abbiamo documentato molti episodi di furti sia agli appartamenti che ai negozi, anche se non possiamo dimostrare che necessariamente siano stati loro, però si sono verificati anche molti episodi di scippi, furti di catenine, borse ecc..»
«Nei terreni che hanno occupato – ci racconta Luigi Caiaro – non hanno né acqua né luce e quindi l’acqua la prendono dalle varie fontanelle che ci sono nel quartiere, fra cui principalmente quella della piazza, che risulta completamente occupata da queste persone. La luce, invece, la rubano, probabilmente da contatori dell’Enel». «Ma non è solo questo – continua Antonini – c’è il continuo rovistaggio nei cassonetti che diventa proprio un fatto di degrado, oltre al fatto che si teme anche per le loro condizioni di vita: loro non hanno acqua corrente e si dissetano tramite l’acqua delle fontanelle, per mangiare rovistano nei cassonetti e questo aggrava sia le loro condizioni igieniche che la situazione per le persone che vivono nelle vicinanze o che semplicemente si ritrovano a camminare per il marciapiede. La percezione della sicurezza, inoltre, è cambiata. Le mamme non sono più sicure né di uscire loro né di far uscire i loro bambini, in seguito anche ai fatti che sono accaduti a Ponte Mammolo. La diffusione di questa notizia ha aggravato la situazione, i genitori adesso sono costretti ad andare a prendere i bambini a scuola, anche quelli delle scuole medie, nonostante siano ormai grandicelli».
«Una stima approssimativa del numero delle persone che si riversano nel quartiere – continua – è di 300, suddivise nei vari campi, un numero destinato a salire se non si dovesse intervenire. Sono inoltre stati denunciati episodi di fumi tossici derivanti dalla combustione di materiali plastici e di maltrattamento e violenze su animali come galline, oche, tacchini e capre con vere e proprie macellazione a cielo aperto. Queste persone sono già state denunciate. Noi aspettiamo solo che intervengano le istituzioni, devono intervenire, altrimenti sarebbe un fatto troppo grave». A seguito di questa grave situazione che crea nel quartiere un clima di preoccupazione, è stata avviata la raccolta firme, perpetua, che è appunto finalizzata a segnalare il problema, ormai per la quarta volta, in municipio, attraverso dei protocolli. Non si sa siano state presentate delle mozioni dai consiglieri municipali. I cittadini non sono ancora stati avvisati in merito a provvedimenti da parte delle autorità competenti e con l’andare avanti del tempo il problema peggiora sempre di più.
«Il 30 novembre alle 18,00 si terrà un’assemblea pubblica nella piazza centrale del quartiere – conclude Antonini – alla quale sono stati invitati il sindaco, il prefetto, il presidente del municipio, l’assessore ai Servizi sociali, comando della polizia municipale, il presidente dell’Ama e non ultimo, il presidente del Cotral, in quanto uno degli uffici occupati appartiene al Cotral e quindi è di sua competenza. Speriamo siano tutti presenti perché è necessario che capiscano quanto questo problema sia grave».