Roma, 14 novembre – I costi della spesa pubblica, anche quando cambiano i governi, non vengono mai realmente tagliati. I costi di province, regioni e comuni, costi delle amministrazioni pubbliche, nessuno ha mai tagliato un solo euro, nonostante l’annunciata volontà di farlo. Per le riforme strutturali stessa sorte e per coprire una spesa che non diminuisce ma cresce si aumentano le tasse. Cambiano i nomi ma non la sostanza, Imu, Tuc, Service tax, tutte le tasse sui beni come la casa o i consumi (Iva). Non si ha mai una vera riforma fiscale ma solo pessimi aggiustamenti estemporanei. Dunque le politiche economiche non cambiano ma diventano più recessive.
Un altro fenomeno ricorrente è la consuetudine dei governi-ministri tecnici ad appaltare ad altri tecnici la spending review: il governo Monti l’aveva affidata a Enrico Bondi, Giuliano Amato a Francesco Giavazzi, il governo Letta ha addirittura reimportato in Italia gli esperti del Fondo monetario internazionale (Carlo Cottarelli). Economisti eccellenti, ma inutili tanto nessuno riesce a tagliare le spese in Italia. Non perché sia difficile ma perché non si ha il coraggio politico di farlo o semplicemente non sui vuole.