Roma, 15 dicembre- I pronto soccorso di Roma e del Lazio sono sempre di più territorio di nessuno, sovraffollati e senza controlli, diventano un rischio sia per il personale medico che per i pazienti. Questi ultimi infatti hanno tempi di attesa lunghissimi, oppure stazionano per ore su barelle inadatte, spesso vengono visitati in sale sovraffollate o nei corridoi, senza la minima possibilità di privacy. Familiari e pazienti esasperati se la prendono con medici ed infermieri, non solo protestando, ma con vere e proprie aggressioni. Calci, pugni, tentativi di strangolamento, il personale è sempre più a rischio per una situazione di cui sono le prime vittime. L’ultimo caso è stato al San Camillo, dove un infermiere è stato aggredito dai familiari di una paziente. Ha riportato la frattura del setto nasale con una prognosi di venticinque giorni. Ma ricordiamo anche alcuni episodi degli ultimi mesi: al pronto soccorso di Latina un medico è stato picchiato, preso a calci e pugni; al Pertini un altro medico del pronto soccorso è stato gettato a terra e ha riportato un trauma cranico. A novembre, la stessa sorte è toccata a un infermiere del Policlinico Casilino. Nello stesso ospedale è stato ferito un uomo della vigilanza. Al San Filippo Neri, in passato, un medico ebbe un infarto dopo un’aggressione. Proprio al pronto soccorso del San Filippo Neri hanno tracciato una sorta di bollettino dei casi avvenuti negli ultimi anni: una dottoressa picchiata ha avuto una contusione toracica; un medico contusioni multiple; un ausiliario ha preso un pugno e si è ritrovato con il naso rotto; quattro infermieri, in episodio differenti, hanno avuto delle contusioni. A lanciare, ancora una volta, l’allarme è il sindacato Spes (specialisti dell’emergenza sanitaria, vale a dire i medici dei pronto soccorso ) che ricordato in una nota la posizione di insicurezza e pericolosità a cui vengono esposti i lavoratori del pronto soccorso. «Gli operatori vengono considerati da un’utenza spesso esasperata, responsabili di una realtà di cui sono invece le prime vittime.- scrive il sindacato- Oppure qualcuno ritiene piacevole per infermieri, medici, ausiliari assistere i pazienti nei corridoi, visitarli in sale sovraffollate, distribuire anche 70 pasti all’ora dove non esistono tavolinetti per mangiare ed avere a che fare con parenti ed accompagnatori spesso comprensibilmente aggressivi? Abbiamo denunciato come da almeno dieci anni ci sia stata una sostanziale inerzia delle istituzioni, mentre i pronto soccorso cambiavano faccia trasformandosi in veri reparti senza stanze, con qualche tenda che tenta di garantire malamente un po’ di privacy, con tanta gente ammassata su barelle inadatte a lunghe permanenze. Non siamo disposti a considerare “normale” essere aggrediti per svolgere il nostro lavoro – si conclude la nota- un lavoro che tra non molto in pochi vorranno fare »