Bari, 4 dicembre – Eliminare le liste d’attesa negli ospedali pubblici. Sembra quasi una chimera che, spesso e volentieri, costringe i pazienti a rivolgersi a strutture private (spesso fuori convenzione) per effettuare le visite in tempi congrui. La realtà, infatti, ci riporta delle crescenti difficoltà quotidiane nell’effettuare un esame diagnostico nel giro di poco tempo. Basi pensare che per un eco-cardiogramma in Puglia si è costretti ad attendere anche 500 giorni. Senza parlare, poi, delle mammografie puntualmente rinviate all’anno successivo o degli eco-doppler alla tiroide effettuati dopo circa 330. Tempi realmente biblici. Le liste d’attesa rappresentano uno dei maggiori crucci dei pugliesi, ormai stanchi di sentire la solita minestra riscaldata dal politico di turno, il quale lancia il guanto di sfida senza raccogliere il benché minimo successo. Ed è per questo che dal gennaio del 2014 la situazione verrà presa di petto dalle stesse strutture pubbliche: nel reparto di radiologia dell’intera Puglia avrà inizio una vera e propria rivoluzione, con le TAC e le radiografie che verrano effettuate anche di notte e nei weekend.
È stato deciso nell’ultima seduta della giunta guidata da Nichi Vendola. I reparti saranno aperti fino a notte ed i macchinari rimarranno incessantemente accesi per consentire di smaltire l’infinito elenco di pazienti in attesa di una visita. I reparti di radiologia saranno aperti dalle 8 alle 24 dal lunedì al venerdì, mentre lo saranno dalle 8 alle 20 il sabato e la domenica. Le strutture si occuperanno di contattare i pazienti in attesa di prenotazione per inserirli nelle nuove fasce orarie. In particolare, le fasce notturne costituiranno la corsia “preferenziale” per chi è in attesa da oltre due mesi ed il criterio della cronologia rappresenterà l’unica discriminante per non scontentare nessuno.
Il servizio avrà un impatto economico non da poco. La Regione Puglia stima prestazioni aggiuntive per 11 milioni e 700 mila euro. Per questo la “rivoluzione radiologica” partirà solo con l’inizio del nuovo anno, giusto il tempo necessario per uscire dal “piano di rientro” che l’assessore alla Salute, Elena Gentile, riporta come dal 2010 questo abbia causato una stretta del 20% alle prestazioni aggiuntive. Dunque, saranno ventisei le prestazioni che saranno implementate: si andrà dalla visita cardiologica a quello endocrinologica, dall’oculistica alle risonanze al cranio, dalle mammografie alle TAC al torace. Il personale impiegato sarà quello attualmente in servizio negli ospedali. Gli straordinari saranno concessi solo ai medici che si dichiareranno disponibili e saranno retribuiti in base, non solo alle ore effettuate, ma anche al numero di esami svolti. La prima verifica sarà effettuata a maggio per capire se il metodo adottato avrà sortito gli effetti sperati.
La stessa Elena Gentile esprime la sua soddisfazione per questo provvedimento, tanto atteso sia dalla classe medica che dai cittadini, vittime principali del cosiddetto “piano di rientro” prima illustrato: «Abbiamo individuato gli esami più rilevanti – spiega – scandagliando le liste di attesa delle ASL e dei policlinici, individuando gli esami per i quali l’attesa poteva superare i sessanta giorni previsti dalla legge». Nichi Vendola commenta: «È inimmaginabile che le grandi macchine per la diagnostica lavorino poche ore al giorno e che, invece, si allunghino le liste dei cittadini che hanno diritto di sapere se hanno una malattia oppure no».
La delibera ricalca quella già approvata dalla Regione Veneto nei mesi scorsi. Il primo screening fissato a maggio servirà ad evitare che si incappi negli stessi problemi in cui è inciampato il governatore Luca Zaia. Ovvero il fatto che se i camici bianchi restano quelli, le ore da coprire sono troppe, come troppo alto è il costo dei macchinari attivi giorno e notte. Con il risultato di dover sacrificare alcune fasce orarie. E tornare al punto di partenza.