Roma, 5 gennaio – Bruciando rapidamente gli ultimi residui delle feste, si avvicina il primo grande snodo di questa stagione calcistica. Stasera la Juventus capolista (46 punti) e la Roma seconda in classifica (41) si affronteranno in casa dei bianconeri, nella sempre suggestiva cornice dello Juventus Stadium. L’esito della sfida, a neppure metà campionato, non può realmente incidere sulle sorti di una stagione che è ancora lunghissima e che può essere influenzata da tanti fattori (la Roma non ha le coppe, la Juve si ritrova in Europa League, e incuriosisce vedere con che spirito l’affronterà). Certo, questi 90 minuti ci diranno se la squadra di Conte si confermerà per il terzo anno di fila campione d’inverno (primato provvisorio che, com’è risaputo, secondo le statistiche tende a trasformarsi in definitivo) o se, in caso di successo giallorosso, il verdetto richiederà ancora una domenica. Più che altro, sapremo forse se e in che misura la Roma può vantare davvero ambizioni tricolori, se la distanza dalla corazzata Conte è già stata colmata o può esserlo nell’immediato futuro.
Se si lasciano parlare i risultati, in questo frangente la superiorità della Signora non pare in discussione; a parte i numeri, che parlano di nove vittorie nelle ultime nove giornate, con un solo gol subito, a spaventare tutti gli avversari sono la qualità del gioco, la consueta rabbia agonistica espressa da un gruppo che non sembra perdere mai di vista le motivazioni, per non parlare del valore dei singoli: è la prima volta, da quando Conte è al timone, che in formazione la Juve vanta così tanti primattori. Abituata a subire pochissimo in difesa, a centrocampo la Juve può contare su tre elementi di spessore assoluto, due dei quali (Vidal e Pogba), fanno attualmente gola a mezza Europa, e può perfino permettersi di tener fuori Marchisio; laddove l’attacco ha finalmente trovato una coppia-gol affidabile, con un trascinatore carismatico di grande esperienza internazionale e un ariete che, in forza di piedi molto educati, sa ben reggere da solo il peso del reparto.
Dal canto loro gli uomini di Garcia hanno vistosamente frenato dopo la serie record di dieci vittorie consecutive, con cinque pareggi nelle ultime sette giornate, e due soli successi (il più recente ottenuto contro l’ultima della classe, il Catania). Si è trattato ovviamente di un calo fisiologico, forse inevitabile dopo una partenza che ha avuto del prodigioso; resta però il fatto che la Roma è lì, a cinque lunghezze dai campioni d’Italia, che ha subito solo sette gol (e solo in un’occasione ne ha incassato più di uno, contro il Milan a San Siro), che non ha mai perso: già da soli questi dati ricordano la prima Juve di Conte, che al primo anno centrò lo scudetto imbattuta, riuscendo ad avere la meglio su di un’avversaria più quotata.
Ricorsi storici a parte, è innegabile che Garcia ha restituito a questa squadra quello che, a causa di progetti tecnici fallimentari, era mancato nelle ultime due stagioni: un gioco e una vera organizzazione, e un atteggiamento propositivo sempre supportato dall’attenzione per la fase difensiva. Se le condizioni sono queste, non stupisce il pieno recupero di giocatori che qualcuno poteva dare per tramontati, o in fase calante: si rivedono il miglior Totti (senza di lui la squadra perde verticalità) e il miglior De Rossi, e anche Maicon sembra tornato a buoni livelli.
Tutto ciò premesso, è evidente che se la sfida non è ancora decisiva per il titolo, per la Roma lo è eccome. La Juve non deve ormai dar prova di nulla; sono i giallorossi a dover dimostrare di essere al suo stesso livello, e di poterla tallonare fino alla fine per contenderle lo scettro, vincendo le paure che già condannarono il Napoli (troppo timido al cospetto dei bianconeri, e per questo stritolato con tre gol). Se non ci riusciranno, qualcuno, come al solito anticipando i tempi, parlerà già di terzo scudetto per Conte; in caso contrario, di ‘miracolo’ Garcia, come già fu per la giovane, impressionante Juve di due anni fa: il bello dei ricorsi storici.