Roma, 15 gennaio – La missiva di Cappellacci al presidente del Consiglio, Enrico Letta, con la quale diffidava il Governo ad autorizzare il passaggio nonché la sosta di navi con materiali o armi chimiche provenienti dalla Siria, in territorio sardo, non è stata sufficiente. Una nave carica di armi chimiche siriane è, infatti, in arrivo in Italia, ma non si sa in quale porto. Possiamo solo immaginare quale sia la sua destinazione, visto che ogni volta che serve un territorio da utilizzare per scaricare rifiuti o materiali nocivi, si pensa sempre all’isola che tanto da e nulla toglie allo Stato italiano. Nell’arcipelago della Maddalena, infatti, i tunnel di Guardia del Moro, usati per ospitare materiale bellico della Nato, sono stati liberati. Domani, inoltre, secondo le comunicazioni del 14 gennaio, dall’isola di Santo Stefano a Palau sarebbe dovuta arrivare una nave della Saremar carica di materiale esplosivo (come specifica la compagnia di navigazione in un comunicato). Probabile stop al traffico passeggeri, abitanti della zona non avvisati. Non vi è nulla di certo ma il collegamento fra l’arrivo della nave e lo strano movimento in Sardegna sembra immediato. Immediata la comunicazione del presidente della Regione, Ugo Cappellacci: «La Saremar, compagnia di navigazione che fa capo alla Regione Sardegna, non effettuerà più il trasporto di armi dall’ex base militare di Santo Stefano a Palau. La compagnia navale non presti nessuna collaborazione rispetto ad operazioni che possano essere connesse o anche solo indirettamente riconducibili all’operazione annunciata dal ministro Bonino». Nel frattempo non è ancora arrivata nessuna dichiarazione da parte del ministro, per la quale si attendono le prossime ore. Certo è che verrà comunicato il porto di destinazione per lo smaltimento siriano. Una scelta fra Brindisi, Cagliari, Gioia Tauro e Taranto. La Bonino ha infatti spiegato che sarà annunciato alle Commissioni Esteri e Difesa di Camera e Senato (alle 14.15 nella Sala del Mappamondo) il nome del porto italiano che ospiterà le operazioni di trasbordo degli agenti chimici dal cargo danese o norvegese alla nave Usa Cape Ray che poi dovrà distruggerli in mare aperto. ma i primi movimenti che coinvolgono la Sardegna destano preoccupazioni. «L’isola di Santo Stefano – denuncia la senatrice del Movimento 5 Stelle Manuela Serra – non serve per i militari e serve per il deposito di 100 tonnellate di armi chimiche siriane? La popolazione sarda non può accettare una così grave ingerenza da parte del governo, che ha preso la decisione come altri stati europei, di iniziare la procedura di smaltimento e trasformazione delle armi chimiche e inertizzazione». Contrariato anche il sindaco della Maddalena che ha scritto una lettera a Letta e Cappellacci: «È assolutamente inconcepibile – scrive – che navi della compagnia Saremar, di proprietà della Regione Autonoma della Sardegna, possano essere utilizzate per operazioni di carattere militare e per di più propedeutiche alla preparazione del sito, finalizzata allo stoccaggio dei materiali pericolosi. In relazione all’autorevolezza e alla veridicità delle mie fonti di informazione, chiedo un immediato intervento, in qualità di Presidente della Giunta Regionale nonché di Assessore ai Trasporti, affinché tale operazione non venga posta in essere».