Roma, 20 gennaio – Per celebrare il compleanno e rendere omaggio a Federico Fellini, lo faccio con uno dei suoi film più intensi e rappresentativi, un vero capolavoro, “8 e mezzo“, del 1963. Il cast è eccezionale: Marcello Mastroianni, Claudia Cardinale, Rossella Falk, Anouk Aimeè, il soggetto dello stesso Fellini con Ennio Flaiano. Guido Anselmi (Mastroianni) , affermato regista cinematografico, quasi alla fine della sua carriera, decide di ritirarsi presso una località termale per elaborare e pensare ad un nuovo film, ragionando non solo sulla stesura della trama ma coniugando una sua stanchezza fisica con problemi cardiaci, ad una stanchezza psicologica, una difficoltà emotiva che affiora sempre più. Spera di trovare una sua pace, una solitudine che però viene interrotta inevitabilmente dalle maestranze lavorative, il produttore, il personale e gli attori che via via lo circondano e soggiornano nel suo stesso albergo. La sua vena artistica si è inaridita, il suo spirito è scemato, e oltre ai problemi cinematografici ci sono i grattacapi sentimentali. L’amante lo raggiunge alle terme, poco dopo anche la moglie, professionisti, produttore e gente lo circondano, cercando di saperne sempre di più, in un crescendo in cui fantasia e realtà si fondono in un valzer sempre più acceso. I suoi ricordi da bambino, il rapporto difficile con il padre e la madre, la sua mancata capacità di amare, di essere presente a sé stesso lo avviluppano in una ragnatela sempre più oppressiva, continui dubbi ed incertezze, insicurezze personali, si manifestano sempre più prepotenti, evidenziando una crisi crescente esistenziale senza via d’uscita. I giorni passano e Guido si ritrova in un crescendo ossessivo dove realtà, ricordi e fantasie si mescolano continuamente come in un sogno. La sua confusione personale rispecchia la confusione professionale a tal punto che Guido decide di abbandonare la realizzazione del film proprio durante la conferenza stampa, indetta dal produttore, su una piattaforma di lancio per astronave, trovata anche questa spettacolare. Le maestranze smontano il set del film, la gente ed i giornalisti vanno via, Guido resta solo con i suoi fantasmi, ed in questo carosello finale, in questo circo dove tutti sono tutto ed il contrario di tutto, capisce che qualunque esperienza fatta, brutta o bella sia stata, tutta la gente incontrata e conosciuta, fanno parte di lui. E qui la sequenza finale, magica. Guido si rivede bambino, con i pensieri vivi di un’infanzia ormai perduta ma trattenuta dentro di sé, con immagini fanciullesche ed una filastrocca a chiudere, come per conservare per sempre e rendere omaggio al fanciullino che c’é in lui e forse in ognuno di noi, ancora.
Di Alessandra Paparelli