Roma, 8 gennaio – Nanoparticelle iniettate nel sangue che bloccano il cancro. È questo il risultato di uno studio pubblicato dal team di scienziati della Cornell University (Usa) alle prese con la ricerca in campo oncologico. Il risultato sarebbe il blocco della diffusione del tumore attraverso l’iniezione, nel sangue, di nanoparticelle. «I primi risultati condotti – dichiarano gli studiosi – hanno portato alla luce un dato davvero interessante: alcune nanoparticelle da noi progettate sono in grado di distruggere le cellule tumorali e di prevenirne la diffusione».
Bloccare le metastasi e distruggere il tumore. Una scoperta che, se vera, ssarebbe senza dubbio una delle più importanti della storia della medicina e della ricerca perchè bloccherebbe uno dei mali più letali della storia, che ogni giorno uccide centinaia di persone.
«Circa il 90 per cento delle morti per cancro sono legate alla metastasi – sostiene il ricercatore Michael King – dunque questa scoperta potrebbe risultare davvero rivoluzionaria». Ma vediamo nello specifico come funziona la cura. Tutto parte da una particella chiamata Trail, una citochina prodotta e secreta dalle cellule dei tessuti sani e che contribuisce alla distruzione delle membrane delle cellule tumorali, incrementandone il potere. Secondo i ricercatori questa proteina agisce in maniera aggressiva nei confronti del tumore.
«I risultati (condotti, per ora, esclusivamente su cavie di laboratorio) – spiega King – sono più che soddisfacenti, in quanto solo due ore dopo l’iniezione le cellule tumorali sono risultate letteralmente disintegrate». Questa iniezione sarebbe possibile, secondo i ricercatori, prima di un intervento chirurgico o durante la radioterapia. Sembra che la somministrazione della particella Trail non comporti danni all’organismo ma resta da verificare se si possa procedere alla sperimentazione umana.
«Finora – spiegano infatti gli esperti – l’evidenza suggerisce che il sistema non ha effetto a catena per il sistema immunitario e non danneggia altre cellule del sangue o il rivestimento dei vasi sanguigni. Tuttavia sarà necessario eseguire ulteriori test di sicurezza sui topi e sugli animali più grandi prima di procedere ad una vera e propria sperimentazione umana».