Dal 22 febbraio all’8 giugno 2014 il Complesso del Vittoriano ospiterà la mostra “Musée d’Orsay. Capolavori”, selezione di sessantatre opere provenienti dal grande istituto parigino realizzate da maestri francesi come Monet, Gauguin, Degas, Manet, Seurat, Renoir, Pissarro e tanti altri, compreso il non transalpino come Van Gogh. Per la prima volta arrivano nella Capitale straordinari dipinti del periodo compreso fra il 1848 ed il 1914, l’arco di tempo che il Musée d’Orsay accoglie.
L’esposizione è introdotta dalla storia dello spazio museale dell’Orsay, riconvertito nel 1978 nella sua funzione attuale da stazione ferroviaria, la Gare d’Orsay. Lo spazio ha visto anche l’intervento della “nostra” Gae Aulenti, l’architetto scomparso nell’ottobre 2012 che ha contribuito all’allestimento nel 1986 e ricordata nella conferenza stampa di presentazione per il suo ruolo.
Si arriva poi nel vivo della rassegna, suddivisa in cinque sezioni che ci guidano dall’arte dei Salon al post impressionismo. Nella prima possiamo ammirare artisti come Bouguereau ed Henner, che cominciarono un’azione di rinnovamento dello stile accademico negli anni fra il 1860 ed il 1870. Nella seconda si passa nel periodo di transizione che porterà all’impressionismo: nomi come Corot e Millet che aprirono la strada alla sperimentazione di una pennellata frammentata e che si unirono a Monet, Bazille, Sisley e Pissarro.
Quindi giungiamo all’impressionismo vero e proprio, rappresentanza della contemporaneità dell’epoca con i vari Degas, Renoir, Manet, Geoffrey, massimi esponenti di quella che fu definita “la nuova pittura”. A seguire, nella quarta sezione, il simbolismo, chiave di lettura fondamentale del XIX secolo. Il gruppo nabis – dall’ebraico “profeti” – che si formò intorno a Gauguin con la presenza di Denis e Vuillard rimanda al romanticismo di inizio Ottocento ma con un progresso tecnico che si interrogava sul destino dell’uomo, la sua interiorità, l’immaginario onirico.
A chiudere il percorso è la parte dedicata al post impressionismo, con l’eredità lasciata alle generazioni future da quella corrente. Lo sviluppo portato avanti dai pointillisti mira all’estremizzare il processo di separazione delle macchie cromatiche, con una sperimentazione – fra gli altri di Pissarro, Monet, Seurat e Signal – che precorre le avanguardie del XX secolo.
“È un immenso piacere vedere il Musée d’Orsay celebrato al Complesso del Vittoriano”, commenta Guy Cogeval. “I visitatori italiani sono fra i più fedeli alla nostra istituzione. Abbiamo un legame privilegiato, era doveroso rendere omaggio al museo e alla sua storia del monumento più illustre di Roma”, città che come Parigi nell’Ottocento è stata “centro intellettuale ed artistico fondamentale per l’umanità”.
“La mostra è un avvenimento speciale per gli scambi culturali fra i nostri due paesi”, aggiunge Alain Le Roy, ambasciatore di Francia in Italia, “testimonianza di una straordinaria relazione e vivacità di scambi nell’anno del rilancio del gemellaggio esclusivo” che dal 1956 lega Roma e Parigi e che “ha portato e continua a portare risultati importanti sul fronte della collaborazione artistica e culturale”, chiude Flavia Barca, assessore alla Cultura, Creatività e Promozione Artistica di Roma Capitale.
Orari: dal lunedì al giovedì 9.30-19.30
Venerdì e sabato 9.30-23.00
Domenica 9.30-20.30