Roma, 28 febbraio – Lo sport, il calcio come strumento di educazione. Continua la missione della Clericus Cup, il mondiale calcistico pontificio organizzato dal Centro Sportivo Italiano in collaborazione con l’Ufficio CEI per la Pastorale del Tempo libero, Turismo e Sport e con il Pontificio Consiglio della Cultura, giunto alla sua ottava edizione e presentato questa mattina all’Istituto Patristico Agostiniano. Sui campi del Pontificio Oratorio di San Pietro, a due passi dal Vaticano (Via di Santa Maria Mediatrice, 24), a partire dall’8 marzo saranno oltre 350 calciatori, sacerdoti e seminaristi di tutto il mondo, a contendersi il trofeo.
Edizione particolare quella che si deciderà nella finale di sabato 24 maggio, visto che il Csi festeggia 70 anni dalla sua nascita. E il 7 giugno per tutti gli atleti del Csi, della Clericus Cup, così come per tutti gli sportivi italiani, la festa in Piazza San Pietro con l’incontro con Papa Francesco. Un incontro già molto atteso e molto importante, impresso quasi sulla pelle. Sì, perché sulle maglie dei giocatori di questa edizione ci sarà la scritta “il mio capitano è Papa Francesco” con la data del 7 giugno ben impressa per promuovere lo storico appuntamento.
A spiegare il perché di questa scelta il consulente ecclesiastico del Csi, don Alessio Albertini: “Non è un semplice slogan ma l’invito a partecipare al grande incontro per tutte le società sportive con Papa Francesco il 7 giugno in Piazza S. Pietro. Il compito di un capitano è quello che di trascinare la squadra, di essere punto di riferimento nei momenti più difficili, di dare coraggio ai giocatori più sfiduciati, di essere uomo simbolo… chi meglio di Papa Francesco incarna oggi questa figura in un campo grande come il mondo? Anche noi vogliamo accogliere il suo invito a scendere in campo per “giocare una partita onesta e coraggiosa”, accanto al nostro capitano, vero esperto di calcio, ma soprattutto di umanità”.
Presente anche il fratello di don Alessio e ben più famoso di lui, Demetrio Albertini: ”Sono qui in triplice veste: fratello, di don Alessio, vicepresidente della Federcalcio, ed ex calciatore, della Nazionale come dell’oratorio. Ho giocato spesso contro dei seminaristi e, come voi qui presenti, avevano sempre una grande carica e passione per il gioco del calcio. La maglia di Papa Francesco capitano? Dopo tante richieste di mio fratello, credo che posso chiedergli pure io una maglia come questa (scherza, nda). Sono contento della sinergia che la Figc ha con il Csi, in cui ho giocato fino a 10 anni, e che ha promosso questo torneo meraviglioso. Mi piace ricordare dopo i rigori di Usa 94, nel giorno del ritorno a casa la mega partita di festa in oratorio con gli amici di sempre. Ovviamente delusi come tifosi azzurri per la sconfitta ma con quella gioia e l’amicizia condivisa che unisce chi gioca a pallone” .
Soddisfatto sempre di più di questa iniziativa il presidente del Centro Sportivo Italiano, Massimo Achini: “In molti sostengono che la Clericus Cup sia una sorta di Mondiale che si gioca ogni anno. Non hanno torto. Non solo e non tanto perché partecipano seminaristi originari di 60 Paesi, quanto perché questo torneo “unico al mondo” lancia un messaggio universale che ci piace immaginare possa arrivare in ogni Chiesa locale dei vari continenti ed in ogni campetto o palestra di parrocchia e di periferia, dove ci sono persone impegnate a far giocare i ragazzi ed i giovani. Lo sport può davvero essere uno strumento straordinariamente prezioso per educare alla vita e per testimoniare il Vangelo. Questo è il messaggio forte che seminaristi e preti di tutto il mondo vogliono lanciare, scendendo in campo in prima persona. Un messaggio che risuonerà in modo meraviglioso il prossimo 7 giugno quando tutti i giocatori della Clericus saranno in Piazza San Pietro insieme a decine di migliaia di ragazzi e dirigenti delle società sportive di tutta Italia per fare festa e per ascoltare il nostro capitano Papa Francesco”.
I NUMERI E LE REGOLE – 358 i giocatori iscritti al Mondiale, provenienti da 60 diversi Paesi. L’Italia conta la rappresentanza più numerosa con 42 giocatori, quasi tutti appartenenti ai due seminari diocesani romani, Redemptoris Mater e Seminario Romano Maggiore. Seguono il Messico con 33 atleti e il Brasile, che nell’anno del Mondiale in casa conta 22 calciatori. Quindi ci sono USA e Spagna con 20. Folte le presenze di Colombia, Zambia, Nigeria, Paraguay e Croazia. Cinque i continenti rappresentati, con rappresentanti anche per Australia, India, Pakistan, Timor Est, Ucraina e Botswana. Partite da due tempi di 30 minuti, con possibilità di time-out e cartellino azzurro, ossia espulsione temporanea di 5 minuti, che si affianca ai canonici giallo e rosso. Nessun pareggio, ma squadre che si affronteranno ai rigori, con 2 punti alla vincitrice e 1 alla perdente. E alla fine di ogni gara uno speciale “terzo tempo”, qui ribattezzato di “fair-pray”: non solo strette di mano ed abbracci, ma tutti a centrocampo per una preghiera di ringraziamento.
I GIRONI – 4 gironi da 4 squadre, come da sempre offre il torneo. La formula prevede che le prime due classificate di ogni girone si qualifichino per le fasi successive. Sosta obbligata nella domeniche delle Palme, di Pasqua e in Albis. Quindi il sorteggio per i quarti di finale fissati per sabato 5 aprile, il 17 maggio le semifinali e l’appuntamento per sabato 24 maggio per le due finali.
Girone A con North American Martyrs, Collegio Urbano, Collegio Messicano, Augustinianum-Marianum.
Girone B con Redemptoris Mater, Gregoriana, S. Maria della Riconciliazione, Collegio S. Paolo Apostolo.
Girone C con Sedes Sapientiae, Collegio Brasiliano, Collegio Belga-Guanelliani e Seminario Romano Maggiore.
Girone D con Collegio Pio Latino Americano, Istituto Teologico San Pietro, Collegio Spagnolo e Mater Ecclesiae.