Coree, varata una Commissione per studiare la riunificazione

Roma, 25 febbraio – La presidente della Corea del Sud Park Geun-hye ha annunciato nella mattinata del 25 febbraio l’istituzione di una Commissione con il compito di individuare iniziative sistematiche e costruttive che possano portare alla riunificazione della penisola. La creazione del comitato, sotto il diretto controllo della Park, segue la politica di ricongiungimenti familiari di ottuagenari avvenuta nel centro turistico del monte Kumgang, nel territorio nordcoreano.

Nonostante i costi dell’operazione rischiano di superare quelli dell’integrazione delle due Germanie, i vantaggi si prospettano alti: all’avanzata tecnologia e le risorse del Sud si sommerebbe infatti un’importante apporto della manodopera del Nord. La sfida della Park è far sì che almeno un discorso concreto venga avviato prima della scadenza del suo mandato nel 2018, perché ciò accada è necessario almeno un armistizio fra i due Paesi, formalmente in guerra.

Un forte ostacolo può venire dalla popolazione, in particolar modo le nuove generazioni non sentono come proprio il problema della divisione e anzi considerano un peso per lo sviluppo l’eventuale unificazione. L’apprensione resta comunque alta, una motovedetta del Nord avrebbe ripetutamente varcato nella notte il confine marittimo nel Mar Giallo, riferiscono le autorità del Sud, che considerano quest’azione una provocazione contro le manovre congiunte Corea Del Sud-Stati Uniti in programma fino al 18 aprile.

La divisione risale all’8 settembre 1945 quando al termine della Seconda Guerra Mondiale le superpotenze Usa e Urss si spartirono la penisola tagliata in due lungo il 38° parallelo, con il Nord comunista ed il Sud in mano ai capitalisti. I tre anni di conflitto fra il 1950 ed il 1953 non portarono a novità geopolitiche, finirono invece per acuire le tensioni nella logica dei blocchi da Guerra Fredda. Dalla morte del presidente Kim Jong-il nel dicembre 2011, il figlio e successore Kim Jong-un ha incrementato i test missilistici paventando minacce belliche perlopiù considerate un bluff dalla comunità internazionale.


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