Roma, 19 febbraio – Angel è un rarissimo cucciolo di delfino albino. Fino a poche settimane fa Angel viveva una vita serena con sua madre e con il suo branco. A gennaio Angel ha avuto la sventura di restare intrappolata nella “baia della morte” di Taiji (Giappone): è stata risparmiata, ma non certo per continuare la vita di un tempo. Catturata e separata a forza dalla madre, che dopo di ciò è stata vista per più di un’ora nel comportamento di “spyhopping” (cercare di ritrovare la sua cucciola per poi suicidarsi e sparire lasciandosi annegare), Angel è stata rinchiusa all’interno di una piccola vasca del “Whale Museum” di Taiji dove potrebbe trascorrere il resto della propria esistenza, come attrazione per i turisti. Sempre che il cucciolo sopravviva.
“I delfini sono animali dalle articolate e particolari capacità cognitive, legati tra loro da vincoli familiari e di branco altrettanto forti. Se per un esemplare adulto vedersi separato dal proprio gruppo e recluso in un acquario rappresenta uno shock, un trauma che lo segnerà per sempre – spiega il direttore scientifico dell’Enpa Ilaria Ferri – Per i delfini più giovani tale distacco è ancora più grave perché, privandoli delle cure materne, ne mette seriamente in pericolo la sopravvivenza. Nel caso del cucciolo albino, poi, il fattore di rischio aumenta in modo esponenziale. Si tratta infatti di animali molto soggetti a malattie della pelle ed a numerose altre patologie; animali per i quali la cattività, di per sé terribile per qualunque specie, costituisce niente altro che una condanna a morte”.
Per questo, l’Ente Nazionale Protezione Animali, raccogliendo l’appello di Ric O’Barry, protagonista del documentario – premio Oscar “The Cove” che ha denunciato al mondo gli orrori di Taiji ed è da anni in prima linea contro la mattanza, ha scritto una lettera al Primo Ministro giapponese Shinzo Abe chiedendo non solo di porre fine al massacro di delfini, ma di risparmiare una esistenza da reclusa alla povera Angel; in altri termini di salvarle la vita richiedendo l’affidamento di Angel per inserirla in un progetto scientifico di riabilitazione. “Le autorità nipponiche devono capire che il vento è cambiato – prosegue Ferri – e che, come dimostrano le proteste delle settimane scorse nello stesso Giappone, una parte sempre più consistente dell’opinione pubblica non è più disposta a tollerare gli orrori di Taiji”.
E poi l’appello: “Con un piccolo gesto, tutti noi possiamo dare un contributo fondamentale per salvare migliaia di delfini e sostenere la battaglia dei giapponesi contro Taiji; per farlo è sufficiente visitare il seguente link e compilare il form elettronico”.