Roma 21 febbraio – Scandali alimentari: l’Italia regina del cibo sano forte degli alimenti della dieta mediterranea, che da sempre rendono orgogliosi i produttori agroalimentari del Made in Italy Oggi si cerca di fare sempre più attenzione a ciò che si mette in tavola. Lo si fa per salute e perchè si sente la necessità di sapere cosa si mangia e cosa si dà alla propria famiglia. Molte sono le domande che sorgono: è fresco il prodotto? Contiene conservanti? Fa male alla dieta dieta alimentare? Contiene molti grassi?
Attualmente dipendiamo dai grandi sistemi di distribuzione alimentare. Lo facciamo con fiducia e sicurezza o con sospetto? Tramite i media sappiamo che c’è chi controlla cosa mangiamo, quindi nelle scelte su che cosa mangiare siamo chiamati a fidarci di chi produce e vende il cibo, di chi controlla che i prodotti siano a norma di sicurezza. Ma è razionale fidarsi? In questo clima si tende a denigrare maggiormente discount e piccole marche, facendo affidamento sulle grandi case alimentari. Ma sono poi così affidabili? Nel corso degli anni sono stati tanti gli scandali: la mucca pazza che ha portato al divieto di esportazione di varie tipologie di carne bovina, l’influenza dei polli scoppiata in Asia, fino ad arrivare a scandali più recenti che hanno travolto Ikea, Cameo e Fiorucci come potete vedere nel nostro precedente articolo. L’Ikea ha dovuto bloccare il commercio delle polpette presentate come di manzo, ma contenenti carne equina e la torta al cioccolato poichè le autorità sanitarie cinesi hanno rilevato nel prodotto tracce di colibatteri. Proprio in questi giorni si parla molto dei budini Cameo poichè sono stata ritirate circa 30.000 confezioni dai supermercati italiani. La responsabile delle relazioni esterne Federica Ferrari ha dichiarato all’Adnkronos Salute che il prodotto potrebbe contenere tracce di acqua ossigenata. La Fiorucci ha ritirato dal commercio, a scopo precauzionale, il salame qualità Milano perchè contenente tracce di Escherichia Coli.
Qual è la reazione dei consumatori? Le aspettative delle persone dipendono dalle informazioni che hanno a disposizione e possono risultare irrazionali. In italia nei primi mesi successivi alla mucca pazza c’è stata una sfiducia verso la carne di produzione industriale, ma questa è durata pochi mesi. Le persone manifestano scetticismo nei confronti delle autorità che controllano la filiera alimentare, ma poi sono contro le norme europee che vietano il formaggio crudo, diventando sostenitori delle tradizioni locali. Perchè reagiscono così? Perchè i vari scandali hanno tutti un’origine comune: un produttore che non si fa scrupoli e che pur di avere dei profitti mette a rischio la sicurezza alimentare. I prodotti locali sono più familiari e non hanno tradito la fiducia della gente. Bisogna poi considerare che tv e giornali hanno creato, a volte, un allarmismo esagerato. In questi giorni Saccomanni ha affermato che: “La sicurezza alimentare e’ un investimento a lungo termine nel capitale umano, una risorsa chiave per lo sviluppo”. Le problematiche che riguardano sicurezza alimentare rappresentano un punto centrale nella tutela della salute pubblica. La globalizzazione dei mercati e la complessità dei processi produttivi impongono la regolamentazione di tutti gli aspetti inerenti la produzione. Le normative prevedono un controllo lungo tutta la filiera produttiva e distributiva degli alimenti per garantire la salubrità e le caratteristiche organolettiche degli alimenti.
Vittorio Cogliati Dezza, presidente nazionale di Legambiente: «Nonostante i passi in avanti del sistema normativo, molto ancora occorre fare per vigilare e garantire la sicurezza alimentare. Il rispetto dei criteri di sostenibilità ambientale è la premessa per produrre cibo sano, libero da Ogm e residui di sostanze pericolose. Garantire la sicurezza alimentare è sinonimo non solo di salute per i cittadini ma è anche fondamentale per custodire il patrimonio di sapori e le tipicità dei nostri territori. Proprio per questo motivo è importante sostenere quelle aziende che certificano i loro processi e prodotti nei confronti dei consumatori, aderendo a disciplinari di qualità. Ma non solo, difendere la sicurezza alimentare significa essere aderenti ai pilastri della legalità e del rispetto del lavoro, elementi senza i quali è assai difficile che ci sia rispetto dell’ambiente e della salute dei cittadini».