Roma, 25 febbraio- Palazzo Spada, capolavoro rinascimentale, tagliato dalle false prospettive del Borromini, inondato dalle fontane del XVII secolo ricche di fregi, colonne e stucchi. L’immensa struttura fu costruita nel 1540 dal cardinale Girolamo Capodiferro, ma prende il nome da un altro prelato, Beniamino Spada, che acquistò il palazzo nel 1632. Lo Stato italiano ne divenne proprietario nel 1927 ed oggi è la sede del Consiglio di Stato. I turisti fanno la fila per vedere la Galleria Spada, e si aspettano di vedere Tiziano, Caravaggio, Rubens e invece, dalle finestre, hanno ammirato ruspe, cemento e camion, intenti a smantellare i giardini seicenteschi. Secondo le parole del custode il cantiere sarebbe stato aperto solo una settimana fa con l’intento di costruire dei parcheggi sotterranei. Mentre gli operai smantellano una statua, gli impiegati del Consiglio di Stato, rassicurano che fra qualche anno tutto tornerà alla normalità e il giardino verrà ricomposto sopra i garage interrati. Speriamo che anche le statue siano riassemblate. I giudici amministrativi lavorano qui, a Palazzo Spada, fra Ercole, Giunone e Marte, fra un ufficio e l’altro passeggiano in un corridoio di otto metri che sembra di 38, grazie alla maestria e alla precisione del Borromini. Prendono le decisioni di fronte allo sguardo ammonitore di Pompeo Magno, sotto cui si dice sia morto Cesare nel 44 a.C. Nonostante questo l’urgenza di impiegati e giudici è entrare direttamente in macchina nel posto di lavoro, troppo difficile trovare parcheggio fuori nel cuore di Roma, a due passi da Campo dè Fiori, troppo degradante prendere un mezzo pubblico.
Fonte: Ilfattoquotidiano