Roma 27 febbraio – La Cassazione ha confermato la sentenza della Corte d’assise d’appello del 2012: assolto Raniero Busco. Dopo 24 anni si chiude così la vicenda dell‘omicidio di Simonetta Cesaroni, assassinata a 21 anni con ben 29 coltellate e ritrovata, nell’ufficio dell’Associazione Alberghi della gioventù a Roma in cui lavorava, il 7 agosto 1990. Busco, ex fidanzato della ragazza all’epoca, ha atteso la decisione nella sua villetta a Morena, insieme a familiari e parenti, e ha accolto con lacrime di gioia e urla il verdetto. Lui e la moglie hanno detto: “Finalmente, è la fine di un incubo“, parole condivise anche dal suo avvocato, Paolo Loria. La moglie, Roberta Milletarì ha continuato così: “Mio marito ed io siamo felicissimi, ci siamo liberati da un incubo. Adesso questa vicenda è finalmente sepolta”.
Resta invece amarezza e delusione per la controparte, la famiglia di Simonetta, tanto che l’avvocato Federica Mondani ha affermato che: “C’erano forti incongruenze nella sentenza di appello ed elementi importanti contro Busco”. Resta l’alone di mistero in questa vicenda; in 24 anni non si è mai arrivati a delle certezze, dall’orario della morte rimasto sempre ipotizzato, all’arma del delitto mai ritrovata. Inizialmente venne accusato il portiere Pietro Vanacore, poi Federico Valle e infine Raniero Busco, che non venne subito iscritto nel registro degli indagati. Ora quel che è certo e che l’omicidio non ha un colpevole.