“Questo è un film, non un’indagine. Non me ne frega niente di chi l’ha ammazzato e come”, Abel Ferrara commenta così il suo nuovo lavoro in uscita dal provvisorio titolo di Pasolini, sulla vita dell’artista romano a 39 anni dalla scomparsa. “Io mi occupo della tragedia, di quello che abbiamo perduto. Pasolini è morto a 53 anni, avrebbe potuto continuare a dire e a fare tantissimo. Molti dei suoi contemporanei sono ancora qui”.
La dichiarazione sembra placare quanto fatto emergere dal settimanale Oggi, che aveva virgolettato un “so chi l’ha ucciso” ad Abel Ferrara, probabilmente dovuto ad anticipazioni su una scena della morte diversa da quanto appaia dall’unica versione ufficiale – l’omicidio imputato a Pino Pelosi – ma comunque lontana da teorie complottiste.
Non si distacca sicuramente dalla realtà l’ultima cena che Pasolini (interpretato da Willem Dafoe) e Pelosi (Riccardo Scamarcio) consumarono alla storica trattoria di via Ostiense “Al biondo Tevere”, così come andranno a rivivere tutti i luoghi frequentati dallo scrittore, poeta, regista e sceneggiatore. Poi la stazione Termini, San Lorenzo, le frequentazioni dei quartieri più popolari, il rapporto con la madre e la famiglia, soprattutto un viaggio interiore nell’universo di Pasolini, fino all’ultimo tragitto che lo portò alla morte presso l’idroscalo di Ostia, dove si è girato proprio in un campo adiacente al luogo del delitto. Per aspettare nuove eventuali rivelazioni basterà attendere l’uscita nelle sale prevista per il prossimo autunno.
Roma, 31 marzo