Roma, 8 marzo – Riattivato in laboratorio un mega virus dormiente da 30.000 anni ritrovato in alcuni carotaggi fatti nel permafrost siberiano.Ha destato scalpore la notizia pubblicata qualche giorno fa sulla rivista Pnas del ritrovamento in Siberia di amebe contenenti il virus gigante. Chiamato Pithovirus sibericum, dal greco pithos, parola che indica delle giare di terracotta allungate, ha dimensioni impressionanti, 1.5 micron di lunghezza per 0.5 micron di larghezza.
Perché un virus rientri in questo gruppo, scoperto da meno di un decennio e di cui si sa ben poco, basta che si riesca a vederlo con un normale microscopio. I virus giganti superano gli altri virus non solo per dimensione ma anche per complessità genetica: cono costituiti da circa 500 geni.
I microbiologi francesi e russi dell’università Aix-Marseille di Marsiglia, che hanno fatto la scoperta, si sono accorti che benchè i campioni fossero vecchi di 30.000 anni, appena il virus è stato “scongelato” si è riattivato e ha infettato la cellula ospite. I ricercatori, molto preoccupati, si sono messi a lavoro per verificare se questi batteri siano in grado o no di attaccare cellule umane o animali. Il risultato è stato negativo, anche perché essendo generalmente i virus specifici per determinati organismi, non è detto che l’animale che infettavano non si sia estinto. Ma come è stato possibile che un megavirus di 30.000anni fa sia riuscito ad arrivare fino a noi “vivo”? Grazie al luogo di “conservazione”, freddo e privo di ossigeno.
Spaventa la possibilità che sepolti nei ghiacci ci siano virus che potrebbero essere riattivati dai i cambiamenti climatici scatenando agenti patogeni sconosciuti e pericolosi per l’uomo.