Il 21 Marzo 2014 è stata una data importante per il gruppo Eni ed Enel Energia. La Peoples Bank of China, infatti, è diventato ufficialmente il secondo socio per numero di azioni possedute, con un investimento che si aggirerebbe, euro più, euro meno, a 2 miliardi. Due miliardi di euro che sono valsi alla banca Cinese il 2,102% di Eni e il 2,102% di Enel. Il tutto, senza che si attendesse il parere dello Stato circa il rinnovo dei consigli di amministrazione. Una scelta che ha lasciato perplessi non pochi analista ma che allo stesso tempo dimostra come in certe situazioni certi parametri non siano più un punto di riferimento per la scelta degli investitori.
Nello specifico, la quota in Eni ha un valore complessivo di 1,3 miliardi di euro, ponendo la Peoples of Bank proprio al secondo posto. Al primo posto, invece, ancora il Tesoro: il ministero di Padoan possiede il 3,93%, diretto dal gruppo guidato da Paolo Scaroni, insieme ad un 26,36% posseduto direttamente attraverso la Cassa dei Depositi e Prestiti.
La compartecipazione nel gruppo Enel da parte della Banca Cinese, invece, si aggirerebbe solo, si far per dire, a 760 milioni di euro. Lo Stato, anche in questo caso, rimane il socio azionista di riferimento, con bel 31,24% detenuto dal ministero dell’Economia.
Insomma, se Blackrock aveva investito poco più di 160 milioni di euro diventando il secondo socio azionista di Monte dei Paschi e avendo investito pacchetti analoghi sia in Unicredit e Intesa San Paolo, se le banche americane vedono sventolare la propria bandiera nell’ambito del credito italiano, i cinesi hanno pensato bene di accaparrarsi un altro settore strategico, non meno importante, come quello dell’energia.
Quindi la domanda è: dopo Monte Paschi, Unicredit, Intesa San Paolo, Eni ed Enel, chi sarà il prossimo?
Roma, 27 Marzo