La prima condanna per Bernardo Budroni, emessa l’8 luglio 2013, prevedeva due anni di reclusione per rapina e detenzione illegale di armi a seguito di un’indagine avviata nel 2010 su denuncia dell’ex compagna. Adesso l’ultima sentenza del tribunale di Tivoli lo condanna a pagare un’ammenda di 150 euro per detenzione illegale di una carabina ad aria compressa. Tutto regolare se non che Bernardino Budroni è stato ucciso sul Grande Raccordo Anulare di Roma il 30 luglio 2011 da un proiettile sparato all’agente che lo stava inseguendo, dopo essere finito con la sua Focus contro il guard rail.
Il tutto era stato scatenato da una telefonata alla questura dell’ ex convivente che lo denunciava per disturbo alla quiete pubblica. Lo scorso ottobre era anche partito il processo per omicidio colposo a carico dell’agente che aveva sparato, ma sembra che fino ad adesso a essere processato sia stato solo un morto. L’avvocato Fabio Anselmo, nome noto alla cronaca giudiziaria per i casi più famosi di “mala polizia”, osserva che i bossoli ritrovati nella vettura sarebbero troppo distanti dalle gomme per poter sostenere la tesi dei colpi partiti durante l’inseguimento, e, amareggiato, si chiede che fine ha fatto l’articolo 150 del codice penale secondo cui la morte del reo estingue il reato.
Roma, 19 marzo
Budroni, ennesimo caso di malapolizia. Ucciso da fermo. - NewsGO
25 Marzo 2014 @ 13:15
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