Non è certo un mistero che il modello di donna formosa anni ’50 non vada più di moda. Campagne pubblicitarie, televisione: tutto ci porta a credere che la taglia perfetta sia la 40. Con l’avvento dei social network questo ti messaggio si è addirittura intensificato. Le ragazze fanno a gara per mostrare album pieni di foto dei loro fisici perfetti e ogni estate Facebook si riempie di gambe sottilissime che prendono il sole. Una moda che è diventata virale come quella del “thigh gap“, ovvero un’enorme spazio tra le cosce caratteristico delle nuove top model come Cara Delevigne. Cosa succede se ad essere mostrato invece è un po’ di sovrappeso?
Caterina Cavina, scrittrice emiliana dalle forme burrose (il suo bestseller si chiama “Le Ciccione Lo Fanno Meglio”), si è da poco rivolta alla stampa per far conoscere il suo caso. Fotografata da Giuliano Gardenghi in un nudo d’arte che metteva in mostra il suo generoso posteriore, la scrittrice si è ritrovata bannata da facebook per 24 ore. Caterina stessa dice: “Sono stata segnalata e punita per una foto, quella del culo, detta come va detta.
Una foto d’arte di Giuliano Gardenghi che, tra l’altro era presente nei miei album da tempo. E’ stata censurata dopo che qualche “obesofobo” ha detto che facevo pubblicità favorevole al grasso!”. Il motivo dell’allontanamento è proprio quello: mostrare orgogliosamente una donna sovrappeso vuol dire inneggiare alla bellezza di una malattia, l’obesità. La base della polemica avrebbe quindi basi scientifico/sanitarie.
Eppure l’atteggiamento accusatorio nei confronti delle donne formose sembra di tutt’altra natura. E’ una polemica di tipo estetico: chi ha qualche chilo in più è fuori dai parametri di bellezza che la modernità ha imposto. Lo dimostrano gli innumerevoli commenti negativi alla campagna svedese per portare nei negozi dei manichini “curvy“, la rincorsa massiccia a trattamenti estetici più o meno invasivi come la criopolisi, o anche i cartelloni pubblicitari che già a metà Marzo campeggiano con frasi come “la prova costume è alle porte”.
Il mondo della moda, patria per eccellenza del “magro è bello”, negli ultimi anni ha provato ad aprirsi alla strada dell’oversize (e ha finalmente messo al bando dalle passerelle la taglia 38). Anche in questo settore sono fiorite nuove topmodel. La più importante del momento, la taglia 50 Tara Lynn, ammette però: “È duro fare vestiti che sembrino bellissimi sulle donne grosse. Più grasso c’è, più variazioni ci sono nella forma di quel corpo. E quindi ha senso che le persone usino una standard, da attaccapanni, per questo. Ma nei termini di come rappresentiamo la bellezza, se ad esempio presentiamo un profumo o un make up, penso che sia una gran cosa vedere diversità nelle pubblicità e non doversi sentire come se si dovesse per forza entrare in un modello”.
Roma, 19 marzo