Cinecittà sta morendo, la protesta di Ettore Scola

Cinecittà sta morendo, è l’allarme lanciato dall’illustre regista Ettore Scola, che critica il degrado subito dagli studios in questi ultimi anni, i problemi economici, e il clamoroso silenzio che accompagna tutto questo.

«Oggi la repressione delle lotte sociali – dichiara Ettore Scola – è il silenzio e Cinecittà ne è esempio lampante. Gli studios stanno morendo, i dipendenti vengono licenziati, gli stipendi drasticamente ridotti e tutto avviene senza che governo, comune, partiti, sindacati facciano sentire la propria voce. Per questo come regista e come rappresentante dell’Anac, l’Associazione degli autori cinematografici, ho aderito alla protesta organizzata presso il ministero dei Beni culturali e sento il dovere di intervenire e di denunciare una situazione di degrado che rischia di cancellare i più antichi e prestigiosi studi cinematografici europei».

Sono ormai lontani gli anni da quel 1937,da quando Cinecittà fu costruita, e divenne un invidiabile gioiello in tutta Europea, con l’ambizione di concorrere direttamente con quel colosso di Hollywood.
L’ex discarica di Cecafumo fu trasformata, sotto il regime fascista, in degli innovativi studi cinematografici in soli 15 mesi. Oggi soffrono lentamente nel degrado.

Ettore Scola non ci sta, dimostrando ulteriormente l’importanza di Cinecittà girandoci il suo ultimo film, “Che strano chiamarsi Federico“, «È stata – ricorda – una bella esperienza: ho avuto accanto maestranze preparate ed entusiaste, all’interno di in una struttura ancora di grande qualità, ma tutto il resto, attorno al Teatro 5, era già in uno stato di totale abbandono. Mura crollate, asfalto dei viali completamente distrutto dalle radici dei pini, un’atmosfera da Pompei. Inevitabilmente emerge il sospetto che il disinteresse nei confronti della struttura sia voluto per favorire future operazioni di speculazione edilizia».

Le proteste sono rivolte anche alle speculazioni edilizie, contro il progetto di costruzione di un albergo all’interno degli stabilimenti, che i gestori degli studios vorrebbero realizzare per ospitare le troupe straniere, «La cementificazione di Cinecittà non ha alcun senso; prima di costruire alberghi ci si dovrebbe preoccupare di ammodernare e rilanciare le strutture tecnologiche perché, senza un intervento, nessuna produzione straniera avrà interesse a girare a Cinecittà. Al momento della privatizzazione e anche successivamente erano stati promessi corposi investimenti: in realtà tutto è stato disatteso».

Ma la colpa non è anche dei registi italiani che scelgono altri studi per registrare i propri film? «È inevitabile – spiega Scola – perché i costi di Cinecittà sono proibitivi. All’attuale gestione va imputata anche la mancanza di una revisione nella politica dei prezzi. Con l’attuale tariffario sono poche le produzioni italiane che possono permettersi Cinecittà. Anche su questo punto c’è il silenzio, un silenzio che aiuta i progetti più avventati».

Roma, 24 marzo


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