Erdogan contro i sociale network: bloccato anche Twitter

Regole censorie in Turchia. Il presidente  Recep Tayyip Erdogan e l’opposizione al governo sono in permanente battaglia: il confronto, per così dire, ora si gioca anche sulle piattaforme virtuali dei social network. La minaccia (e di certo l’intenzione) di chiudere Twitter arriva il 20 marzo e dopo qualche ora è esecutiva. A dieci giorni dalle elezioni amministrative turche, il presidente non vuole nessun dissenso, nessun problema.

L’atto  però è solo l’ultimo colpo di una serie perpetua di atti censori, portati avanti da mesi. Limitatamente ai social, le varie piattaforme di sharing di contenuti, informazioni, video e immagini, hanno rappresentato una minaccia che Erdogan ha voluto arginare, Facebook e YouTube, sono stati tra i primi veicoli tacciati di pericolosità da parte del  governo, pericolosi perché mezzi forti per l’opposizione. In effetti, dal mese di febbraio hanno iniziato a circolare varie intercettazioni, molte diffuse attraverso YouTube, a conferma di un  giro di tangenti del quale era stato accusato da alcuni giudici, tutti rimossi dai propri incarichi subito dopo la formalizzazione delle accuse. La reazione del capo del partito Giustizia e sviluppo era stata allora rappresentata da una censura dei social network, sempre in seguito allo scandalo tangenti e alle rivolte di Gezi Park.

Lo scorso febbraio poi, era già stata approvata una legge che imponeva regole ferree e restrittive sull’utilizzo di Internet nel Paese. Secondo l’Istituto delle tecnologie per la comunicazione turco, tre sentenze emesse dai giudici sarebbero la base giuridica per autorizzare il blocco del social network. Stavolta però il presidente considera eccessiva la mossa, Gul ha voluto inoltre dissentire dall’iniziativa di Erdogan: “Una chiusura totale delle piattaforme dei social network non può essere approvata”, ha twittato.

La realtà è che la censura non riguarda solo il tentato celamento di uno scandalo ma la copertura di un governo il cui apice è già cessato da mesi. Recep Tayyip Erdogan  è in lento declino dall’estate scorsa, da quando Gezi park è stata una primavera giovanile e uno spiraglio laico, da quando una serie di inchiesta anche sollevate dal suo ex alleato, l’imam Fethullah Gülen sono venute fuori e infine da quando i media pur censurati, ne hanno intaccato l’immagine di potente carisma musulmano, il modello dell’islam moderato turco. Il 30 marzo le elezioni.

Roma, 21 marzo


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