La Ivy League delle università americane è composta dagli otto istituti più prestigiosi e antichi. La Brown, la Columbia, la Cornell, la Dartmouth, Harvard, Yale, Princeton e la University of Pennsylvania hanno un iter di ammissione da incubo. Oltre alla media dei voti delle superiori, gli esaminatori controllano le attività extra curriculari, le lettere di raccomandazione (in genere almeno due) e infine il colloquio conoscitivo, forse lo step più importante per ingraziarsi il volere dei professori.
Come si può immaginare, riuscire ad entrare in una di queste università è impresa assai ardua: il prossimo anno accademico solo l’8,9% degli studenti richiedenti è effettivamente stato ammesso ai corsi. Quello che il Washington Post, famoso giornale statunitense, fa notare è però piuttosto preoccupante. Se è infatti normale che la struttura elitaria delle università permetta l’ingresso solo ad un piccolo numero di persone, è paradossale che la catena di negozi al dettaglio Walmart abbia una media di assunzione minore rispetto alle scuole della Ivy League. I numeri parlano chiaro: lo scorso anno Walmart ha aperto un nuovo negozio nell’area della capitale americana e lì sono arrivati 23 mila curriculum. Con soli 600 posti, la percentuale di accettazione è stata quindi del 2,5%. Numeri ancora più bassi per Google: il motore di ricerca più famoso al mondo accoglie solo lo 0,5% delle richieste. Le Università hanno ricevuto lo scorso anno 253,472 domande di ammissione di cui 22 mila sono state soddisfatte (in alcuni casi, come alla Cornell, il 14% degli studenti è riuscito ad entrare).
Insomma, se siete in dubbio, in America è meglio continuare a studiare.
Roma, 29 Marzo