Roma, 14 marzo – Dolcissimo e divertito amarcord dell’Italia prima contadina, nel primo dopoguerra, poi industriale, negli anni sessanta, settanta e finanche ottanta, il Nuovo dizionario delle cose perdute di Francesco Guccini è, come il “Nuovo” del titolo suggerisce, il sequel del Dizionario delle cose perdute, già successo editoriale nel 2012, e rappresenta, assieme a quest’ultimo, un libro di un genere tutto gucciniano, fatto di oggetti, cibi, luoghi, persone, situazioni e fenomeni ormai del tutto scomparsi o in via d’estinzione.
Il cantautore modenese, ripercorre circa quarant’anni di storia, con gusto e passione filologici, attraverso cose come Il fungo cinese (l’insieme di microrganismi che veniva nutrito da un infuso di tè e che si è diffuso, viralmente, per le case degli italiani perché si diceva facesse bene, se ingurgitato), i deflettori (parti di finestrino delle automobili che si aprivano a soffietto e che consentivano di fumare in auto senza far entrare troppo vento; io personalmente ricordo quelli della cinquecento). E poi ancora: i calendarietti dei barbieri (di cui io non ho memoria diretta ma solo quella dei racconti di essi che mi faceva mio nonno ma che pare recassero immagini osè di signorine, allora, piuttosto discinte che oggi sembrerebbero, invece, castigate), le granite (che per la verità esistono ancora ma tra le quali pare essere sparita quella al gusto tamarindo e che, comunque, ai tempi di Guccini venivano preparate con sciroppi di dubbi provenienza e sapore), il bucato (che veniva fatto con la cenere e che aveva, pare, un odore, per quelli che l’hanno provato, indimenticabile), l’autoradio estraibile (che gli italiani si portavano appresso dovunque andassero per paura che, lasciandolo in macchina, glielo rubassero) e naturalmente le immancabili osterie (Quelle vere, non quelle con la h e la a al posto della e, che servono vini blasonati e appetizer).
Il Nuovo dizionario delle cose perdute è una lettura godibilissima, un modo di imparare gradevolmente un pezzo di storia che, probabilmente, chi leggerà questa recensione, vista l’età media degli utenti internet, non ha, in larga parte, vissuto ma anche di rivivere una parte degli anni raccontati che invece si ha fatto in tempo a intravedere (se, come me, si viaggia almeno tra i trenta e i quarant’anni). Francesco Guccini presenterà il libro a Roma, sabato 15 marzo, nell’ambito della manifestazione Libri come. Festa del Libro e della Lettura – Il Lavoro. L’incontro, dal titolo “Oggetti e memorie”, si terrà alle ore 18 presso la Sala Sinopoli (capienza 1.200 posti) dell’Auditorium Parco della Musica di Roma e sarà moderato da Aldo Cazzullo.