Roma, 6 marzo – La Soprintendenza Speciale per il Patrimonio Storico Artistico ed Etnoantropologico e per il Polo Museale di Roma presenta fino al prossimo 25 maggio alla Galleria Borghese, la mostra “Giacometti. La scultura”.
La Villa Borghese Pinciana, da sempre luogo di gioielli d’arte antica e moderna fa da sfondo questa volta a un commovente viaggio nell’interpretazione estetica della “figura umana”, di uno dei più grandi artisti del XX secolo: Alberto Giacometti. Artista sognatore, Giacometti è stato il maggior esponente della scultura esistenzialista. Tanto è vero che compì intorno alla metà degli anni trenta una svolta ardita, che si concentrò sulla rappresentazione della figura umana, di cui l’artista svizzero non si stancò mai di analizzare. In una coraggiosa sfida rivolta al soggetto, Giacometti avviò così il proprio sguardo “tragico” al mistero della visione e seppe creare una libertà d’espressione sensazionale.
La mostra organizzata dalla Galleria Borghese, e curata da Anna Coliva e da Christian Klemm, uno dei più grandi studiosi di Giacometti, vanta di quaranta opere di insolito splendore. Il percorso espositivo presenta, fin da subito, bronzi, gessi e disegni dell’artista moderno, che di volta in volta danno avvio a un raffronto con i maestosi capolavori artistici del passato, già presenti nella Galleria, a cui sono addossati. Basti notare ” La testa che osserva” gesso del 1928, posto accanto alla magnifica statua di Paolina Borghese del Canova, ” L’uomo che vacilla” del 1950 vicino al David del Bernini o addirittura la famosa statua dell’esile “Donna in piedi” del dopoguerra che a sua volta affianca il celebre gruppo scultoreo dell’Apollo e Dafne sempre del Bernini. Un vero e proprio accostamento di correnti artistiche che rivelano fin da subito il confronto estremo tra l’estetica classica del passato, la quale incarnava un ideale di armonia umana e naturale, e la tragicità dell’estetica moderna, perché propone un insieme di figure umane con corpi duri, deformi che danno l’impressione di camminare da soli verso una realtà ambigua e incerta. Sculture “moderne” tristi e opache, poiché si aggirano nel vuoto come se fossero “ombre”, ancorate ad un blocco materico che sembra spingerle verso il nulla.
Un artista sensibile, che rivela nella sua opera un annientamento fisico e intellettuale dell’immagine umana, dovuto a quegli affanni e a quelle angosce che molto spesso attanagliano la sfera più nascosta dell’anima. Creatore di figure che evidenziano un’ esistenza tragica, carica di un dolore troppo grande per essere tollerata.