Migliaia di attivisti da tutto il mondo si sono dati appuntamento alle 13 di venerdì 28 marzo a Gland (Ginevra, Svizzera) per una manifestazione di protesta contro la cattività dei delfini, organizzata davanti alla sede della Waza (World Association of Zoos and Aquariums) – l’associazione che rappresenta circhi e zoo – che, ironia della sorte, si trova nello stesso edificio dove ha sede anche l’Unione Mondiale per la Conservazione della Natura (Iucn).
Promossa da Ric O’ Barry, autore del documentario premio Oscar 2010 “The Cove” e da anni impegnato in prima linea per fermare le mattanze di delfini a Taiji (Giappone), l’iniziativa nasce con l’obiettivo di ottenere l’esclusione del Giappone dal novero dei Paesi che aderiscono all’associazione – le mattanze dei delfini rappresentano infatti una grave violazione del codice etico della stessa Waza – ma, soprattutto, con l’intento di ribadire il no alla cattività per qualsiasi tipo di animale, indipendentemente dalla specie di appartenenza. A supporto della protesta, Ric O’ Barry consegnerà alla Waza 14mila firme raccolte con la petizione internazionale promossa da Enpa in Italia, con cui si chiede di fermare la barbarie delle mattanze e di espellere il rappresentante Giapponese della Waza.
A Ginevra, a rappresentare l’Italia ci sarà il direttore scientifico dell’Ente Nazionale Protezione Animali, Ilaria Ferri, che sottolinea come la chiusura di tutte le strutture della cattività costituisca un’ urgenza non più rinviabile. «Non è più procrastinabile un intervento teso a ripristinare la legalità in tutte le strutture di cattività del nostro Paese che violano la normativa vigente. Più in generale, l’ inadeguatezza delle strutture di cattività di tutto il mondo è confermata drammaticamente dai gravissimi episodi relativi ai delitti compiuti nello zoo di Copenaghen con il beneplacito delle autorità danesi e il silenzio della Waza stessa e della Cites – spiega Ferri -. Ma anche prescindendo da fatti così gravi è opportuno ribadire che molti acquari, delfinari, zoo, “bioparchi” e circhi, oltre ad obbligare gli animali a vivere in condizioni inadatte alle loro caratteristiche etologiche, cosa che già di per sé rappresenta una intollerabile violenza, spesso si rendono responsabili di gravi violazioni ai danni delle normative nazionali e internazionali, e di continui prelievi di animali in natura.»
«Più in generale – conclude Ferri – è inutile illudersi che la cattività svolga una qualche funzione dal punto di vista scientifico o abbiano un ruolo nella conservazione delle specie. L’unico modo per proteggere gli animali è lasciarli vivere liberi nel loro ambiente che è necessario proteggere con programmi che agiscano sulla tutela di tutta la biodiversità. E purtroppo le mattanze di Taiji come le uccisioni di Copenaghen sono qui a ricordarcelo.»
27 marzo 2014