Roma, 8 marzo – L’otto marzo sta diventando un po’ come Halloween e Natale, o la Giornata della Memoria. Nei giorni che lo precedono cominciano a comparire ghirlande e rametti di mimose da tutte le parti, le iniziative vengono pubblicizzate in ogni dove, la tv trasmette solo film che siano in tema, i manifesti invadono le strade, i locali fanno gli sconti alle signorine, altri posti le fanno entrar gratis, tutti gli uomini diventano cavalieri e le donne angeliche principesse.
Viene voglia di arrabbiarsi, perché guai a celebrare l’otto marzo, e la donna, come se fosse una cosa fatta e finita, un traguardo raggiunto, un momento da ricordare. Non abbiamo proprio motivi per metterci a ricordare, perché c’è ancora un sacco di strada da fare, di battaglie da portare avanti e di diritti da conquistare e proteggere, nonostante quello che blaterano i ministri e le ministre, felici di essere pari, che fanno delle quote rosa l’orpello floreale agghindato su un abito che, se non da funerale, non è certo da festa.
Guai a mettere la donna dentro un’ampolla di vetro con l’intento di celebrarne i sacrifici e gli sforzi, perché esse si sacrificano ancora e si sforzano ogni giorno, e continueranno a farlo a lungo, perché la strada non è affatto in discesa. La battaglia delle donne, e degli uomini, non è ancora finita, e oggi più che mai ai secondi serve la forza e il coraggio che hanno le prime.
È stata proprio una donna a dirlo stamattina, Giovanna Scatena, responsabile della Biblioteca Casa dei Bimbi di Roma, che nel corso di un’iniziativa per mamme, papà e naturalmente bambini e bambine, a tutti i presenti ha ricordato la necessità di avere il coraggio, quando sappiamo di essere nel giusto, di dire di no anche se questo comporta il restare un po’ soli. Ma se siamo nel giusto, ha concluso, pian piano gli altri arriveranno. Perché la battaglia delle donne è la battaglia di tutti.