Roma, 11 marzo – Oggi, vogliamo ricordare il terremoto in Giappone avvenuto nel 2011. E’ stato uno degli eventi più terribili degli ultimi anni, che ha segnato la vita di moltissime persone, causando 15.904 morti, e che ha influito anche sull’inclinazione dell’asse terrestre, spostatasi di circa 10 centimetri.
Il terremoto si verificò al largo della costa della regione di Tohoku, nel Giappone settentrionale, alle ore 14:46 locali alla profondità di 30 chilometri. Il sisma, di magnitudo 9.0 (secondo l’USGS), con epicentro in mare e con successivo tsunami, è a tutt’oggi il più potente mai misurato in Giappone e il settimo a livello mondiale.
Oggi vogliamo dunque riflettere. Sembra scontato, eppure non lo è, pensare che molte persone un giorno avevano tutto e il giorno dopo non avevano più niente. Non più un posto sicuro in cui rincasare, non più un tetto sopra la testa. Non più la propria camera, non più le proprie cose, i propri vestiti. Non più il proprio letto, la propria poltrona sulla quale si riposava la sera. Non più le proprie scarpe preferite, o i cd, i film, le collezioni o i poster che si amavano tanto. Non più i propri ricordi, gli oggetti della propria infanzia o della vita quotidiana, non più il proprio animale domestico, o il proprio familiare, perché ormai sepolto sotto le macerie o travolto da un’onda gigantesca.
Vite spezzate, occhi appannati, pensieri di paura. Sei non sei morto, non sei nemmeno vivo. Come fai ad essere vivo, ancora? Come fai a vivere, ricominciare a farlo, almeno? Come fai a ripartire da niente, e da nessuno, perché sei rimasto solo? Pensiamo ai ragazzi. Giovani adolescenti le cui vite non saranno più come quelle degli altri, perché non è più l’ultimo cellulare, l’ultimo cd, o le ultime scarpe alla moda a fare la differenza. Ma sono la presenza di un loro familiare o dell’amato animale domestico, con il loro dolce ricordo, a contare davvero qualcosa. A mancare.
Perché, quindi, non riusciamo a cambiare la nostra testa? Perché non riusciamo a vedere le cose con nuovi occhi, o sotto altre prospettive, quando al mondo accade questo?
Eppure il Giappone si è rialzato, si è ricostruito. E invece, a noi, basta talmente poco per cadere.
Oggi vogliamo ricordare, con dolore, sì, ma anche con forza. Vogliamo ricordare la dignità con la quale questo Paese ha fatto fronte a un evento catastrofico.
Vogliamo impegnarci, per cambiare, per vivere davvero.