Il Sindaco Ignazio Marino è tornato sulla questione delle nuove politiche salva-roma. Intervenuto nella seduta straordinaria in Aula Giulio Cesare il 18 marzo scorso aveva detto “Rafforzeremo ruoli e poteri dei municipi. Per la città servono centinaia di milioni di euro”.
Il rammarico del Sindaco è stato chiaro in Aula “Voglio rivolgere un pensiero a tutti coloro che hanno auspicato il fallimento di Roma. Questa è un’ipotesi offensiva e irrealistica: Roma non può fallire, è sotto gli occhi di tutti che il proprio patrimonio immobiliare e societario è largamente e enormemente superiore ai debiti che in questi anni sono stati contratti”. Ed è proprio sulla leva del patrimonio, ha aggiunto Marino, “che costruiremo le nostre azioni di risanamento: razionalizzeremo, valorizzeremo e metteremo a reddito, tagliando gli sprechi e assicurando la tutela e la salvaguardia del lavoro e dei lavoratori”
Intanto però Marino dice di non guardare al futuro. Ebbene forse è proprio questo il limite essenziale dell’amministrazione di quello che al suo arrivo si era auto definito un marziano, per la lontananza da alcuni meccanismi tipici del partito tradizionale e per un’idea di rinnovamento nella Capitale.
Gli errori che vengono attribuiti al primo cittadino, sono innanzitutto relativi a una squadra di governo, che per molti versi è stato un flusso diretto di regione e provincia al Comune per unirsi alla nuova amministrazione. Il metodo di lavoro dettato da quasi nessuna consultazione e molte decisioni prese entro una élite che poco si addice alla pratica comunale è il secondo punto. I vertici a controllo dell’energia e della cultura sono un’altra contestazione. Le dirigenze sono state spesso motivo di gaffe più o meno consapevoli.
Il problema più importante e quello che rischia di rimanere il ricordo dell’amministrazione marziana è lo stato di calamità permanente della Capitale. Dal punto di vista economico come sociale, dal punto di vista organizzativo ed emergenziale.
Quella che rischia di essere la metafora di una primavera nera è l’immagine di Roma che della grande bellezza ha in pugno solo l’idea. Un’amministrazione che non riesce a vedere il futuro o che è consapevole che un futuro non c’è perché non è stato costruito, non è stato stratificato e in ogni caso non ha avuto nemmeno una rinascita dalle macerie.
Per il momento la cabina di regia sull’applicazione del decreto in via di approvazione alla Camera è iniziata.