E’ allarme a Roma per il razzismo e l’odio contro i rom nelle zone tra Monteverde e Magliana. L’intolleranza verso la comunità rom invade il web, sfociando in una “guerra” contro gli zingari, infatti è stato fondato un gruppo Facebook, da un abitante del quartiere di Monteverde, dove sono iscritte quasi duemila persone e risalta sullo sfondo un’immagine con quattro pistole e un teschio, in cui vengono scritte frasi scioccanti e minacce agli zingari: “Ne impicchiamo uno in villa e lo teniamo li per esempio alla comunità rom”, “Io voglio fare la brace”.
Gli investigatori della Digos e della polizia postale, compresa la gravità e la portata del problema, hanno iniziato a monitorare i gruppi Facebook e i suoi partecipanti. Infatti proprio oggi, con lo slogan “Riprendiamoci la nostra Villa. Chi viene vale chi non viene è un vile”, si sono dati appuntamento alle 12 in via Aurelia Antica 183, davanti a una delle entrate di Villa Pamphilj, ma a causa del maltempo l’ incontro è stato annullato. I partecipanti dei gruppi Facebook, ignorando il reato di istigazione all’odio razziale e alla violenza, non hanno dubitato a mettere il proprio nome cognome e foto, al punto da definirsi, nonostante le continue istigazioni a impiccagioni, roghi e pestaggi, un gruppo pacifico, ormai esausto del degrado in cui è sprofondato Monteverde “per colpa degli zingari”. Il fondatore del gruppo, Stefano Vitullo, dice: “Io non sono razzista, ma mi sento di difendere qualcosa di mio e capisco che chi utilizza termini forti, lo fa per rabbia”.
Ormai tra Monteverde e Magliana, furti e rapine attribuite ai rom sono all’ordine del giorno, e i residenti, definiti “razzisti”, sono arrivati ormai alla stregua delle forze, chiedendo un serio programma delle politiche sociali, per rendere più vivibile e sicuro il quartiere. Dice Manuele Achilli, sulla questione del razzismo verso rom e sulla sicurezza dei quartieri: “Il fatto è che la colpa non è dei nomadi, ma di chi li mette in condizione di fare quello che fanno senza punirli. Parlo di leggi, naturalmente. L’esasperazione della gente viene dall’indifferenza di chi lascia i cittadini con i loro problemi, a sbrigarsela da sola. E chi purtroppo ragiona male, si sente autorizzato ad esternare la violenza per porre fine a un problema che sembra non avere via d’uscita. L’esasperazione genera odio. Ma verso il bersaglio sbagliato”. E l’intolleranza rischia di diventare un pericolo sociale reale. Non virtuale.
Roma, 23 marzo