Martedì 25 marzo 2014 tra le 15.00 e le 17.00 si festeggia la ricorrenza dei trattati di Roma del ’57 e si parla di Europa nella Sala Pietro da Cortona al Campidoglio. Il titolo dell’iniziativa è We the People, per un’ Unione che che coinvolga tutti.
La presentazione dell’onorevole Carlo Casini, presidente Commissione Affari costituzionali del PE e del prof. Francesco Gui docente della Sapienza, sono solo l’inizio di un dibattito strutturato attraverso le domande di esperti ed europeisti.
La delegazione europea pronta a rispondere, si compone di Alfredo Antoniozzi, Andrew Duff, Giuseppe Gargani, Roberto Gualtieri, Constance Le Grip, György Schöpflin.
Le domande sono copiose e coprono quasi tutti i temi cui l’Unione è chiamata a rispondere. Si parla di riforme, di una fase costituente, del problema della votazione a maggioranza qualificata, dell’ingresso dei nuovi paesi, della coesione politica, del pilastro sociale.
Uno dei primi e degli ultimi punti, che chiudono il cerchio degli interventi è proprio quello dell’informazione intesa come ignoranza di ciò che sia l’Unione Europea e di ciò che faccia. La disinformazione è dovuta a uno scarso interesse da parte delle amministrazioni e dei singoli, la seconda – la non conoscenza delle politiche attuative – è una colpa da attribuire alla stampa e ai media che non riuscendo a incanalare le informazioni in forme standardizzate, preferiscono non trattare i temi europei o farlo solo superficialmente.
L’idea di una crisi sociale ed economica è presente in tutti gli interventi. A essa si pone il rimedio e l’auspicio di una maggiore integrazione. Gualtieri, europarlamentare PD, parla del potere da parte dei membri del parlamento di pensare a una fase costituente e alla reale intenzione di istituire un pilastro sociale, tema sollevato con l’acuirsi della crisi.
Il pilastro sociale è stato anticipato – ricorda Gualtieri – da un social score board, una funzione di monitoraggio del livello sociale che in attesa di una competenza condivisa, registri i livelli di partenza.
Quello che i parlamentari sembra possano fare è esercitare un ruolo di lobbies che premano per far emergere le reali volontà dei cittadini. Un parlamento forte con una capacità di iniziativa legislativa, una rappresentatività maggiore del parlamento, una maggiore coesione identitaria europea e una volontà costruttiva che dissipi la sfiducia che forse anche l’ignoranza dell’agire europeo ha acuito.
Ciò che si sono proposti, il movimento federalista europeo, alternativa europea e i giovani federalisti è stato quello di creare una finestra che celebrasse i Trattati di Roma con il richiamo a un maggior vigore poiché il crinale è chiaro, l’Europa si può approfondire o può sprofondare di un disinteresse nazionalistico e scarsamente teso al futuro.
In attesa delle riforme e del semestre italiano che farà seguito alle elezioni del 25 maggio l’auspicio è che crescita e solidarietà si sostituiscano all’idea che qualcuno paventa di una post Europa.
Roma, 26 marzo