Roma, 9 marzo – Causa default rischio tagli a posti letto e agli addetti del settore in 26 strutture private su 51. Gli interventi di risanamento fatti in questi ultimi sette anni, purtroppo, non sono bastati a tamponare il dissesto in cui si trovano le strutture sanitarie romane, dalla sanità privata ai policlinici universitari. Fino al 2008 non c’era un controllo delle spese e i privati incassavano dalla regione il totale del loro fatturato. In seguito alla sentenza del Consiglio di Stato, la regione Lazio ha dovuto imporre dei budget predefiniti.
Dopo i tagli imposti del decreto legge 95 del 2012, dal 2007 ai privati sono stati decurtati circa 200 milioni di euro, a cui si sono aggiunti 250 milioni cancellati dopo i controlli della regione. Inoltre tra il 2008 e il 2015 le case di cura, gli istituti religiosi, i policlinici universitari, insieme alle Rsa (residenze sanitarie assistenziali), ai centri di riabilitazione e a quelli per la lunga degenza, subiranno una riduzione delle risorse di circa 60 milioni d’euro. A rischio perciò non solo 848 posti letto, 76 negli ospedali pubblici e 776 nelle strutture accreditate, ma anche numerosi di posti di lavoro.
Il solo Fatebenefratelli dell’isola Tiberina ha dichiarato 200 esuberi su 930 addetti e un debito di 270 milioni di euro. In totale 500 dipendenti hanno perso il lavoro e circa due mila sono in cassa integrazione. Tutto questo va a sommarsi a un cambio di gestione al Regina Apostolorum, dove i dipendenti non riscuotono lo stipendio da circa tre mesi, al fallimento dell’amministrazione straordinaria dell’Idi e alla crisi con concordato preventivo al Cristo Re. Sicuramente sono diminuiti i trasferimenti della regione, ma la causa di queste crisi è anche una incapacità gestionale in cui le strutture si sono trovate.