Prosegue lo sciopero della fame iniziato alla mezzanotte del 21 marzo dal consigliere Davide Tutino.
La sua protesta non violenta è rivolta all’amministrazione cittadina per chiedere di rivedere le regole che stanno alla base dell’organizzazione degli asili nido comunali e convenzionati della Capitale.
L’intento è quello, come ha scritto in una nota Tutino, vice Presidente del Consiglio Municipale «di richieder al sindaco Marino, alla giunta e al consiglio di Roma Capitale, l’immediato ripristino della legalità nei servizi all’infanzia del comune di Roma».
È da tempo che Tutino cerca di portare alla luce questi problemi, ribadisce: «Noi non chiediamo più soldi per gli asili, ma semplicemente di tornare ad una situazione di legalità. Sono stati convenzionati degli asili, cui è stato chiesto di rispettare alcuni standard. Ad esempio, di assumere il personale a tempo indeterminato. Però li si paga la metà. L’amministrazione tutto questo lo sa. All’Assessore Cattoi è stato mostrato chiaramente con un business plan basato su quegli standard, che un asilo dovrebbe rimetterci una decina di migliaia di euro l’anno per rispettare tali standard».
Gli asili per non rimetterci quei soldi fanno lavorare in nero, spesso, i loro operatori, oppure non fatturano tutto, oppure, ancora più grave, prendono più bambini di quanti ne potrebbero e dovrebbero gestire.
I numeri in ballo sono alti, si parla di otto mila e cinquecento famiglie romane interessate dal problema, con un totale di 700 bambini e 1500 lavoratori. Ribadisce il consigliere del VII Municipio: «Chiediamo una commissione indipendente che stabilisca i reali costi dei servizi offerti dagli asili nido sia comunali che convenzionati. Quando otterremo questo, riprenderò a mangiare».
Scherza Davide Tutino, dicendo che il 30 marzo compirà 40 anni: «Spero di poter tornare a mangiare per quella data».
E spera che questi cinque chili siano gli ultimi che debba perdere. Su una cosa però è sicuro: non riprenderà ad alimentarsi finché dalla Giunta Comunale non arriverà una risposta al problema da lui sollevato.
Roma, 27 marzo