Roma, 12 marzo – La Terra dei fuochi per anni è stata sfruttata dall’ecomafia, che non ha fatto altro che distruggerla, senza che nessuno intervenisse e dopo vent’anni passati sotto silenzio, la situazione che la riguarda, oggi, viene finalmente considerata con la giusta attenzione, anche grazie alla spinta dell’opinione pubblica, che dopo aver assistito a servizi televisivi e aver letto articoli di stampa, è sempre più allarmata e chiede chiarezza.
Oltre all’attenzione dell’opinione pubblica, si deve anche far fronte al tracollo agroalimentare che potrebbe subire una regione considerata chiave per la produzione di alimenti italiani e questo a causa delle indagini svolte in 57 Comuni, che hanno portato al divieto di vendita dei prodotti alimentari provenienti dalle zone a rischio. Potranno essere immessi nel commercio solo prodotti provenienti da colture già controllate, che hanno ricevuto esito positivo negli ultimi 12 mesi. Dalle indagini è emerso un dato positivo: solo il 2% del territorio inizialmente sospettato di essere stato contaminato dalle discariche abusive è a rischio; esattamente 21,5 chilometri quadrati dei 1.076 analizzati, di cui 9,2 destinati all’agricoltura.
Secondo la Confederazione Italiana Agricoltori deve avvenire un’informazione puntuale in materia perché solo così si può placare l’allarmismo creato, che ha causato problemi all’immagine dei prodotti tipici campani, dalla mozzarella di bufala Dop ai pomodori San Marzano, mandando in crisi tutto il sistema agroalimentare regionale. Sarà importante anche “investire in un grande progetto promozionale per far ripartire l’economia agricola della Campania che gioca un ruolo fondamentale nell’equilibrio del tessuto sociale non solo della Regione ma di tutto il Paese”. Anche la Coldiretti è intervenuta: “Gli imprenditori agricoli sui terreni in cui si è riscontrata una contaminazione della quale sono vittime devono essere compensati per la perdita di reddito determinata dal divieto di commercializzazione dei prodotti ortofrutticoli e occorre inoltre avviare al più presto le operazioni di bonifica strutturale magari con i proventi dei beni confiscati alla criminalità organizzata”.
I Ministeri di Salute, Ambiente e Politiche agricole hanno fatto sapere che per i 51 siti, 33 in provincia di Napoli e 24 in provincia di Caserta, sarà necessario formulare misure di salvaguardia come garanzia per la sicurezza delle produzioni agroalimentari. Beatrice Lorenzin, Ministro della Salute, ha affermato: “Abbiamo stanziato 50 milioni di euro per questo screening di massa in modo da ridare fiducia alla popolazione”.
“Grazie ai risultati della mappatura dei siti nei territori indicati dalla Direttiva interministeriale dello scorso 23 dicembre, abbiamo individuato le aree su cui dobbiamo intervenire. Con il decreto di oggi possiamo mettere in campo azioni incisive e nei prossimi 90 giorni provvederemo ad ulteriori accertamenti. Da subito bloccheremo la vendita dei prodotti ortofrutticoli dei terreni dei 51 siti che sono stati classificati a rischio. La nostra attenzione per questa terra rimane altissima e per questo giovedì sarò a Castel Volturno insieme al Corpo forestale dello Stato”, queste le parole del Ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali, Maurizio Martina, pronunciate durante la conferenza stampa tenuta per la presentazione dei risultati delle indagini.
Secondo il decreto interministeriale entro 90 giorni verranno effettuate delle indagini per indicare i terreni interdetti alla produzione alimentare, quelli destinati a colture diverse dalla produzione agroalimentare e quelli destinati esclusivamente ad alcune produzioni alimentari. L’immissione sul mercato delle singole colture è consentita a determinare condizioni: le colture devono essere già state controllate negli ultimi 12 mesi con esito positivo ; le indagini effettuate dall’Autorità competente, su richiesta e con spese a carico dell’operatore, deve aver dato un esito analitico favorevole.
Secondo Stefano Caldoro, Presidente della Regione Campania le indagini rappresentano “un buon esempio di collaborazione istituzionale. Con questa azione di credibilità dello Stato passiamo dall’emotività alla razionalità”.