Non le manda certo a dire il re delle discariche: “O riprendono i pagamenti o gli impianti di trattamento meccanico biologico (Tmb) di Malagrotta chiuderanno“, così recita l’ultimatum di Cerroni all’Ama, in ritardo con i pagamenti.
La Colari di Cerroni, insomma, non ha paura di fare la voce grossa e minaccia l’Ama di chiudere lo stabilimento di Malagrotta se l’azienda non pagherà le somme dovute, a partire dagli arretrati. L’interruzione dei pagamenti da parte della municipalizzata del Comune di Roma, però, è giustificata dall’attuale posizione giuridica di Cerroni, agli arresti domiciliari dal gennaio scorso per l’inchiesta sui rifiuti nel Lazio e dal provvedimento del Prefetto di Roma Giuseppe Porcaro, che impedisce al Comune di stipulare qualsiasi tipo di contratto con l’azienda di Cerroni. Detto in altre parole, L’Ama ha interrotto sì qualsiasi pagamento alla Colari, ma continua ad usufruire comunque del sito di Malagrotta grazie ad un’ordinanza del sindaco Ignazio Marino.
Eppure, il gruppo sostiene che l’interdizione da parte del prefetto Pecoraro non giustifica la mancanza dei pagamenti avanzata dal Consiglio di Amministrazione della Colari, soprattutto perché senza tale denaro, vengono a mancare le risorse necessarie per pagare i trasportatori per gli impianti di Malagrotta e Rocca Cencia.
Se i cancelli delle discariche venissero chiusi, il muro contro muro tra l’Ama e la Colari porterebbe ad un saldo catastrofico: almeno duemila tonnellate di rifiuti non trattati, lasciati a marcire sulla strade della Capitale. Per questa ragione in Campidoglio si sta pensando alla possibilità di requisire i siti, con il commissariamento degli stessi, di cui potrebbe occuparsi a breve il ministro per l’ambiente, Gian Luca Galletti.
Un’alternativa al commissariamento, al contrario, potrebbe essere quella di concentrare temporaneamente i rifiuti negli stabilimenti di proprietà dell’Ama, senza stabilizzare la frazione umida, che quindi dovrà poi essere inviata ad altri impianti per il recupero.
Intanto il rischio sul blocco degli impianti potrebbe coinvolgere anche quelli fuori Roma e sempre di proprietà del gruppo Cerroni, con il Prefetto che proprio lo scorso 13 marzo ha firmato il medesimo provvedimento di Malagratta per i Tmb di Albano e la discarica di Roncigliano gestita dalla Pontina Ambiente. Un provvedimento che ha riguardato un bacino di utenza molto vasto, tra cui anche Civitavecchia e, insieme, tutti quei comuni che conferivano nella discarica del comune portuale che da un mese a questa parte, in ottemperanza alla circolare del ministro dell’Ambiente dello scorso 6 agosto, stanno portando i loro rifiuti indifferenziati a trattamento presso l’impianto di trattamento di Albano (circa 200 tonnellate al giorno in totale).
Roma, 25 Marzo