Una iniziativa liquidata perché non verificabile. Eppure il Veneto ha espresso in forme più o meno minoritarie la volontà e il desiderio di indipendenza. Un referendum promosso e organizzato dai movimenti autonomisti, al cui “plebiscito” avrebbero partecipato la settimana scorsa circa tre elettori veneti su quattro, quasi 2 milioni e mezzo di persone. L’iniziativa deve invece essere colta come il sintomo di appendici nazional populiste che sulla scia di quanto sta accadendo in Crimea e con una buona dose imitativa, stanno reiterando iniziative europee che già in Gran Bretagna, Spagna, Belgio si sono espresse.
Il quotidiano La Repubblica segnala che Demos ha allora condotto, a seguito del referendum, un sondaggio il 20 e il 21 marzo, rilevando che la partecipazione è stata sì ridotta ma che rivela i sentimenti della maggioranza dei veneti. La maggioranza degli elettori ricompresi nel campione, si dice infatti d’accordo con l’ipotesi che “il Veneto diventi una repubblica indipendente e sovrana”, perché l’indipendenza costituisce una prospettiva attraente per la maggioranza della popolazione. Un’idea che piace – sempre secondo Demos – soprattutto agli imprenditori e agli operai. I lavoratori dipendenti e autonomi della piccola impresa, che costituiscono il “distintivo” economico e sociale del Veneto. Solo tra i più giovani — e, quindi, fra gli studenti — la posizione contraria all’indipendenza prevale nettamente. Oltre che fra i disoccupati. Anche dal punto di vista politico, gli orientamenti sono molto chiari. L’indipendenza veneta non dispiace agli elettori di Destra, in particolare a quelli di Forza Italia e ai leghisti e agli “autonomisti”. Prevale infine, anche fra gli elettori del M5s, dove, peraltro, negli ultimi due anni è confluito gran parte del voto leghista.
Il Veneto è la regione che suscita maggiore appartenenza. Così la Lega (Padana), inizialmente tiepida verso l’iniziativa, l’ha, in seguito, sostenuta tentando di cavalcare un consenso a dir poco affievolito dall’ondata grillina e dagli scandali originati dai suoi componenti. Zaia in effetti si prepara, a sua volta, a far votare al Consiglio veneto una proposta di legge per indire un referendum “formale” per l’indipendenza. Consapevole dell’impossibilità di una riuscita vista l’incostituzionalità dell’iniziativa, Zaia cerca comunque il manifesto per una Lista civica (personale) in vista delle elezioni regionali dell’anno prossimo. Molto significativo il confronto tra l’iniziativa autonomista in Veneto e il referendum del ’96 proposto dalla Lega per l’indipendenza padana: i numeri, in questo caso, sono molto maggiori e più significativi, in tutti i sensi.
Roma, 24 marzo